«Il mio “Tonio” un eterno ragazzo che sogna ancora»

C’è “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupery dentro al libro di Romana Petri finalista al Premio Strega

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Il 6 aprile del 1943, giusto 80 anni fa a New York, usciva in libreria per Reynald & Hitchcock un romanzo che ha segnato e continua a se­gnare l’immaginario di molte generazioni, “Il piccolo principe”. Lo aveva scritto An­toine de Saint-Exupery, ovvero Tonio, che il 31 luglio del 1944 scomparve nel nulla con il suo aereo nei pressi dell’Isola di Rou inabissandosi nelle acque di un mistero mai veramente risolto nonostante le tante ricerche. Era nato a Lione 44 anni prima ma la sua vita avventurosa e mi­steriosa, così lontana da quel viso tondo e rassicurante che mostra nelle sue foto, è rimasta legata ad un unico ro­manzo celebre anche se aveva scritto e fatto molto al­tro. Nelle sere della sua in­fanzia, racconta la scrittrice Romana Petri, l’amatissimo padre, celebre cantante lirico, leggeva e recitava per lei non solo “Il piccolo principe” ma anche altre pagine di quello scrittore così romantico nelle sue notti stellate. Deve esserle rimasto nel cuore al punto da assumere le sue sembianze in un romanzo, “Rubare la not­te” che ora è tra i dodici finalisti del Premio Strega ed è stato protagonista alla Fie­ra del Libro di Torino appena conclusa.

Da che cosa è nata l’idea di scrivere questo romanzo?
«Fin da giovanissima ho ama­to questo scrittore, per tutti i suoi libri, non solo per “Il pic­colo principe”. Ad esempio uno dei miei preferiti è “Il volo di notte”. Due o tre anni fa ho deciso di leggere an­cora una volta questi libri e ho avuto una folgorazione. Ho cominciato a scrivere la prima lettera alla madre e da lì è partito il romanzo. Ho pre­stato la penna all’anima inquieta di un uomo che sem­­bra stare sempre in bilico con i piedi per terra, in una sorta di eterna infanzia mai conclusa. Il mio Tonio, orfano di padre, è prima un bambino felice poi un ragazzo se­gnato dalla scomparsa del fratello più piccolo poi un uo­mo che cerca l’amore, che si annoda l’anima intorno ai sentimenti senza riuscire a trovare risposte».

Le lettere alla madre sono un po’ il filo conduttore del ro­manzo, che tipo di rapporto è fra Tonio e quella che lui definisce “la donna più importante della mia vita”?
«Al centro di tutto c’è l’attaccamento smisurato, quasi os­sessivo, a senso unico, senza motivo, nei confronti della ma­dre che segna tutta la sua esistenza. ‘’Direi che non ho fatto altro che che guardarmi intorno, a terra e in volo. Ho perso tutto questo tempo a guardare le cose’’, scrive alla ‘’madre carissima’’ il 27 febbraio 1928. Gli piaceva guar­darla muoversi, dipingere, riempire l’aria intorno a lei: ‘’Lo sai perché siamo così meravigliosi figlio mio?”. To­nio scosse la testa. ‘’Perché grazie a Dio ci manca il concetto dell’esattezza’’».

L’amore ossessivo per la ma­dre contrasta con la passione per il volo che è la sua vita?
«Il giovane aviatore cerca di compensare questo amore smi­surato, in qualche modo a senso unico, con la sua aspirazione al cielo, fin dalle pri­me esperienze dai Breguet ‘’che trasportavano tesori senza prezzo perché con loro volavano le parole’’. Il primo prezioso servizio postale, il con­segnare le lettere che portano dentro l’esistenza stessa dell’umanità o meglio quello che gli è più caro, è un po’ la metafora che guida il mio li­bro».

Un libro che si può definire una biografia?
«Non solo, perché Tonio è un personaggio profondamente letterario che attraversa la vi­ta e due guerre cercando di guardare dall’alto un mondo che a terra non penetra e non capisce. ‘’La giovinezza è una questione personale. Io cre­do di averla persa molto presto. Guardavo negli occhi di mia madre e a ogni sguardo che ci scambiavamo ne perdevo una particella’’. Senza avere mai le risposte fino alla profondità del mare dove è scomparso».

La passione per il volo traspare da ogni pagina, è un amore che lei condivide?
«No e non ho mai neppure pensato di prendere un brevetto di volo. Però è una passione che mi sono sentita ad­dosso, sulla pelle, leggendo ogni pagina dei romanzi di Saint-Exupery. Certo volare come oggi sui voli di linea non può trasmettere alcuna emozione, ma i voli che faceva Tonio dovevano essere dav­vero entusiasmanti, un’e­spe­rienza mistica. Quella la proverei volentieri. Un volo con Tonio lo farei».

Dietro ogni grande autore c’è sempre un grande lettore. Qua­li sono i suoi scrittori preferiti, quelli a cui si ispira, quelli che ama o che hanno dato uno stimolo alla sua creatività?
«Sono un numero infinito. A cominciare da Omero e Cer­vantes. La canzone di gesta francese e il secolo d’oro spagnolo. Lì dove c’è avventura umana io divento quel che leggo. Credo di aver imparato a scrivere proprio così, diventando quel che mi piaceva leggere. Per i nomi più contemporanei direi senza dubbio Elsa Morante, Flannery O’Connor, Cormac McChar­ty e Larry McMurtry. E Gui­marāes Rosa. Saer, la Lispec­tor, e tanti, tante altre che potrei davvero andare avanti per ore».

Antoine de Saint-Exupery è un personaggio molto attuale, un giovane che potrebbe essere dei nostri tempi?
«Assolutamente sì, Tonio è un ragazzo che non ha mai smesso di inseguire i suoi sogni. Dimostrando che se hai tenacia e passione li puoi realizzare. Un ragazzo può anche fare un lavoro che non gli piace per vivere, ma non deve smettere di avere so­gni».