«Tante grandi sfide: in campo serve la competenza»

IDEA a tu per tu con il ministro Paolo Zangrillo: «Una Pubblica Amministrazione efficiente è sinonimo di sviluppo. Le imprese? Siamo al loro fianco. Lavoriamo per rilanciare l’economia e far crescere l’occupazione»

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In che modo la macchina statale può migliorare la propria efficienza? Co­me l’Italia può rimanere un Paese competitivo, a partire dai servizi offerti ai propri cittadini? Quesiti di grande attualità a cui abbiamo provato a rispondere colloquiando con il ministro per la Pubblica Ammi­ni­strazione Paolo Zan­gril­lo, dirigente d’azienda e politico, coordinatore di Forza Italia in Piemonte.

Ministro Zangrillo, ci fotografi la Pubblica Amministrazione italiana: quali sono, in sintesi, le maggiori criticità e quali i punti di forza da cui ripartire?

«Partiamo dal presupposto che ogni organizzazione, pubblica o privata che sia, ha punti di forza e debolezze. La grande oc­casione del Pnrr, un treno ad al­ta velocità che non possiamo per­­dere, ci sta dando l’opportunità di rinnovare la macchina essenziale dello Stato. Lo facciamo a partire dalle nostre persone, 3,2 milioni di dipendenti su cui investire per dotare le am­ministrazioni del capitale uma­no necessario ad affrontare le grandi sfide che abbiamo di fronte. Veniamo da oltre dieci anni di blocco del turnover, durante i quali abbiamo perso circa 300mila dipendenti, un ritardo che ha inciso anche in termini di età e di competenze. Con uno sforzo enorme, stiamo invertendo questa tendenza: tra sostituzione del turnover e nuove assunzioni viaggiamo verso i 350mila ingressi in due anni, 2022 e 2023. È una grande sfida che stiamo affrontando con la consapevolezza che una Pubblica Ammini­stra­zione efficiente è sinonimo di sviluppo del Paese. Metterla nelle condizioni di svolgere al meglio i propri compiti è il no­stro obiettivo: questo vuol dire semplificare e digitalizzare le procedure – sono 600 quelle su cui il Pnrr ci chiede di intervenire entro il 2026, le prime 200 nel 2024, che ho chiesto di an­ticipare già a quest’anno – ma anche disporre di competenze adeguate, non solo tecniche ma pure gestionali e organizzative. Questo si traduce nella necessità di lavorare per obiettivi e avere dei meccanismi idonei per misurare la performance. Una organizzazione che funziona, che vuol essere attrattiva ver­so i talenti, non può rinunciare a riconoscere, e a premiare, il merito».

Si parla di svolta possibile con la digitalizzazione: quali misure immagina in tal senso?
«Le nuove tecnologie stanno rendendo più efficiente la Pa, accorciando i tempi delle procedure e promuovendo un mo­dello di amministrazione sempre più vicina a cittadini e im­prese. Penso a “inPa”, il portale unico del reclutamento che rende completamente digitali i concorsi, a “LaTuaPa”, la piattaforma che permette ai cittadini di segnalare quello che non va. L’“Anagrafe Digitale della Pub­blica Amministrazione”, il cui decreto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, consentirà finalmente di censire digitalmente il nostro capitale umano. Qualsiasi modernizzazione, pe­rò, non può essere affrontata soltanto fornendo ai nostri di­pendenti nuove dotazioni in­for­matiche. Bisogna accompagnare le persone a un cambiamento epocale, in termini di competenze e di capacità, puntando su una formazione co­stante. “Syllabus”, il nuovo por­tale della formazione lanciato in questi giorni, punta proprio a questo: favorire lo sviluppo delle competenze di tutti i dipendenti della Pa, in modo da abilitare la transizione digitale, ecologica e amministrativa quale leva per migliorare i servizi offerti ai nostri utenti».

Da uomo d’azienda, di cosa necessitano le imprese italiane per non perdere competitività?
«Il Governo di cui faccio parte ha a cuore il tessuto produttivo italiano ed è impegnato a mettere le aziende nelle condizioni di lavorare al meglio, per ri­spondere in modo adeguato alle grandi sfide dell’epoca in cui viviamo: internazionalizzazione, promozione, digitalizzazione e sostenibilità. Lavo­ria­mo per rilanciare l’economia e far crescere l’occupazione. Pen­so alle misure straordinarie in­serite nella Legge di Bilancio per far fronte alla crisi energetica e alla più recente delega fiscale per una riforma epocale che, tra i tanti meriti, avrà an­che quello di rilanciare gli investimenti. Dobbiamo alleggerire le nostre imprese dai tanti adempimenti burocratici e dai controlli: l’obiettivo è quello di rimuovere le duplicazioni che creano intralcio allo spirito im­prenditoriale. Trovare soluzioni efficaci, tra l’altro, non rappresenta solo una doverosa azione nei confronti delle im­prese, ma risulta necessario anche per la stessa Pubblica Amministrazione».

E gli enti locali, invece, dalle Regioni ai Comuni, come van­no supportati?
«Quando parlo di Pa uso sempre il plurale, perché convinto del fatto che non si esaurisca nei ministeri. La centralità degli enti territoriali, del resto, è fondamentale per raggiungere gli obiettivi del Pnrr. Basti pensare che il 70% dei progetti ricade proprio su questo livello amministrativo. Ecco perché stiamo lavorando per sostenere gli enti più vicini ai cittadini e alle im­prese, in modo da dotarli di risorse e competenze adeguate. Nella Legge di Bilancio abbiamo previsto per i Comuni fino a 5mila abitanti un aiuto affinché possano dotarsi di una figura pro­fessionale strategica come il segretario comunale. È stato inoltre selezionato un contingente di mille esperti impegnati per tre anni, nel periodo di svolgimento del Pnrr, a supporto delle amministrazioni regionali e locali nelle attività di semplificazione delle procedure complesse. Si tratta di primi interventi concreti, a cui ne seguiranno altri».

Lei è di origini genovesi, ma or­mai piemontese di adozione. Che ruolo può giocare la nostra regione?
«Dal punto di vista geografico il Piemonte è il cuore dell’Europa e crocevia tra le direttrici Ge­nova-Rotterdam e Kiev-Lisbo­na. Lo sviluppo della logistica è una grande opportunità non solo per la nostra regione ma per l’Italia: il Piemonte può giocare un ruolo da protagonista a livello economico e occupazionale. Abbiamo capacità e competenze industriali indiscutibili, lo dimostrano i risultati raggiunti negli anni del boom economico. Dobbiamo tornare a valorizzarle nel nuovo contesto tecnologico in cui stiamo vivendo. Altra grande opportunità sono le eccellenze culturali ed enogastronomiche, su cui dobbiamo continuare a puntare per fare del turismo un altro asset strategico della nostra regione e dell’intero Paese».

Un ricordo particolare o un aneddoto legato alla provincia di Cuneo?
«Non ho un ricordo particolare, ma il piacere ogni volta che vengo nel Cuneese di essere ac­colto da persone operose, che con il loro impegno contribuiscono a fare grande il nostro Pie­monte. Una terra dalle grandi potenzialità economiche, ma anche turistiche, culturali, paesaggistiche ed enogastronomiche. Sfido altre parti del mondo a mettere insieme, nello stesso luogo, così tante eccellenze».