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Una splendida eccezione

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Cristiana De Filippis è una splendida eccezione. Alla fuga dei cervelli verso l’estero e al destino delle donne ormai mediamente superiori negli studi eppure sempre un passo dietro gli uomini nel mondo del lavoro. Ricercatrice del Dipartimento di Scienze Matematiche Fisiche e Informatiche dell’Università di Parma, dov’è docente di Analisi matematica, è stata eletta nella corte iniziale della European Mathematical Society Young Academy, ristretta a trenta matematici europei, il top delle giovani generazioni. Lei ha trent’anni e un curriculum brillantissimo: maturità scientifica a Matera, la sua città, nel 2011, laurea triennale a Torino nel 2014 e magistrale in Bicocca 2016, sempre con il massimo dei voti, quindi la specializzazione all’Inria Sophia Antipolis-Méditerranée di Nizza e Dottorato di Ricerca in Matematica all’Università di Oxford.
«Sono state tutte tappe importanti – racconta – che hanno inciso nella mia carriera: l’intelligenza sta nell’apprendere il massimo di ogni posto». Si volta indietro e si rivede bambina, il grembiulino addosso e il quaderno a quadretti, l’amore per i numeri che diventerà consapevolezza poco dopo: «Ho capito attorno alle medie che la matematica mi veniva facile: potevo costruirmi delle soluzioni da me. Poi, per coltivarla, sono stati fondamentali alcuni insegnanti. Ma non ero una secchiona – sorride -, i compiti li passavo sempre».
A farne un personaggio, oltre ai successi professionali, la scelta, controcorrente, di tornare in Italia nonostante le prestigiose proposte di lavoro straniere: «Sono stata attratta dall’alta qualità della nostra ricerca. Da noi non si investe molto e a livello di stipendi non siamo competitivi, ma il livello di qualità della ricerca è altissimo e questo mi ha attirato molto, spingendomi a lavorare al gruppo di Parma».
La professoressa De Filippis spiega in realtà che la fuga di cervelli non è solo un problema italiano: «Interessa tutti i Paesi, la differenza la fa il ricambio: all’estero il flusso in uscita è infatti bilanciato dall’ingresso di ricercatori stranieri da stipendi alti, da ricchi finanziamenti governativi e da una burocrazia agevolata, ma in Italia questo non succede e l’unico punto di forza è l’alta qualità dei prodotti di ricerca». Lei non ha avuto dubbi e ha ponderato la scelta senza ascoltare la semplice nostalgia, fredda davanti ai ponti d’oro allungati oltreconfine: atenei e istituti gareggiavano per ingaggiare la matematica più citata al mondo (fonte: American Mathematical Society), già vincitrice del premio G-Research per la Matematica, destinato a giovani ricercatori in Gran Bretagna e il premio Iapichino dell’Accademia Nazionale dei Lincei.
Una fortuna e un orgoglio, per noi, che sia tornata. Modello per tanti giovani che amano la ricerca ma temono di ritrovarsi precari a lungo e magari riferimento per nuove vocazioni, avvicinando i ragazzi alla matematica con un approccio nuovo: «Non sono esperta di didattica, ma credo sia importante mostrarne il lato creativo, le idee che sono alla base del risultato e non limitarsi alla solita scarica di conti». Parola di genio ma, otre il lavoro, ragazza normalissima. Che ama la matematica come andare a cavallo, uscire con gli amici, leggere i classici della letteratura ma anche Tex Willer.