ESCLUSIVO – La nuova vita di Federico Giraudo a Cittadella: “L’ambiente perfetto”

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Foto AS Cittadella

Dallo scorso gennaio, la vita, sportiva e personale, di Federico Giraudo, ha subito un trasferimento di oltre mille chilometri: dalla “calda” Reggio Calabria, con la maglia della Reggina, alla provincia che vive di calcio a Cittadella.

Foto AS Cittadella

Un passo significativo, ma molto importante per la crescita del terzino buschese classe 1998, che oggi, a quasi due mesi dal suo approdo in Veneto, traccia un bilancio più che positivo di questa sua nuova avventura. Ecco le sue parole in esclusiva ai microfoni di Ideawebtv.it.

Federico, una domanda a bruciapelo: come sta andando al “Citta”?
Davvero molto bene. È stato davvero facile ambientarsi, perché qui si respira calcio e lo si può fare in grande serenità. Diciamo anche che, rispetto allo scorso anno, quando il passaggio dalla Vis Pesaro alla “grande” Reggina mi colse un po’ di sorpresa, perché si trattava per me di una prima volta, questa volta è stato più semplice.

Cittadella ricorda un po’ la “tua” Cuneo?
Per certi versi sì. I veneti sono grandi lavoratori e, soprattutto, persone molto attente alla professionalità. Questa sembra davvero un’isola felice per il modo che ha di fare calcio. Ci sono umiltà, sacrificio e voglia di lavorare, dallo staff ai giocatori. Sentivo di avere bisogno di un ambiente di questo tipo.

E in campo?
Al momento va tutto davvero alla grande. Ho sentito da subito la fiducia della piazza e il fatto di giocare con continuità mi sta dando tanto. Con il tecnico Gorini c’è stato subito feeling: ama giocare al pallone e per lui i terzini sono i veri registi della squadra, per cui tocco davvero tanti palloni e mi sento nel vivo dell’azione.

Che cosa ti porti dall’esperienza alla Reggina?
Tantissimo, non posso che ringraziare quella società. Hanno avuto fiducia in me e ho potuto vestire una grande maglia. Dopo sei mesi importanti lo scorso anno in Serie B, quest’anno è stato sicuramente un po’ meno facile, soprattutto dopo l’arrivo di Di Chiara nel mio ruolo. Avevo bisogno di giocare e, nel momento in cui è arrivata l’offerta del Cittadella, non ho potuto non cogliere l’opportunità.

Speri di poter restare lì?
La speranza è sicuramente questa. Il prestito è biennale, ma molto dipenderà dal raggiungimento dell’obiettivo salvezza, che sarebbe un traguardo significativo, soprattutto se si pensa a come era iniziata l’annata del Cittadella. I risultati ora stanno arrivando e spero che, se le cose andranno come mi auspico, potrò continuare il mio percorso qui.

Ora, ti senti a tutti gli effetti un giocatore di Serie B?
Diciamo che il mio obiettivo era proprio trovare continuità in questa categoria e Cittadella è l’ambiente giusto anche in questo senso. Io credo che per poter restare a questo livello servano grande attenzione, intelligenza e, soprattutto, cura dei dettagli e di sé. Gli esempi degli ultimi anni lo dimostrano…

Quali?
Penso a tutti quei giocatori che si sono “fatti da sé” e che giustamente oggi sono al centro dei riflettori. Alcuni di questi sono anche passati dalla provincia Granda: Boloca, Baschirotto, Di Lorenzo, solo per citarne alcuni. Sono loro i punti di riferimento per chi, come me, crede nel lavoro come miglior strumento per arrivare lontano.