Gli orizzonti dell’arte

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Giovedì 2 febbraio le classi quinte del Liceo “G. B Bodoni” di Saluzzo hanno visitato la collezione permanente nel Castello di Rivoli e la mostra “Christo e Jeanne-Claude. Projects” presso il Castello di Miradolo. L’uscita che si inserisce nell’ambito del progetto “Arte Contemporanea” aveva lo scopo di avvicinare gli studenti alle forme artistiche del secondo Novecento e del Duemila.
Costruito sui resti di un castello medievale, quello di Rivoli è costituito da due parti distinte: la “Manica Lunga” (risalente al Seicento) e un’altra progettata nel 1734 dall’architetto Filippo Juvarra per Vittorio Emanuele II, ma rimasta incompiuta. Duecentocinquant’anni dopo, l’architetto Bruno modernizzò il complesso affinché potesse ospitare il primo Museo di Arte Contemporanea d’Italia. Al suo interno sono numerose le opere appartenenti alla collezione permanente, ma la più impressionante ed irriverente è senza ombra di dubbio Novecento (1997) di Maurizio Cattelan. Si tratta di un cavallo in tassidermia appeso al soffitto tramite un’imbracatura, allegoria della condizione esistenziale dell’uomo privato della propria capacità di agire. La Manica Lunga ospita, invece, un’interessante mostra temporanea del danese Olafur Eliasson: “Orizzonti traballanti”. L’artista propone al visitatore un viaggio al buio attraverso i suoi “kaleidorama”, giochi di luce riflessa che vogliono stupire e far vivere un’esperienza fisica ed emotiva a trecentosessanta gradi.
Nel Castello di Miradolo è possibile osservare la mostra dedicata alla land art (in cui l’artista interviene sugli ambienti naturali, soprattutto quelli incontaminati e di cui si possono osservare delle fotografie) e, in particolare, ai coniugi Christo (Javašev) e Jeanne-Claude (Denat de Guillebon). I due sono famosi per gli “impacchettamenti”: rivestivano, infatti, opere pubbliche, musei, alberi, ma anche zone desertiche con teli biodegradabili e che poi venivano riciclati completamente, ad esempio, con la realizzazione di abiti. Le loro installazioni duravano qualche giorno e, per non compromettere la loro libertà di espressione, si autofinanziavano. Impacchettavano per rendere ancora più affascinante quanto nascosto e focalizzare l’attenzione del pubblico su questo. Inoltre, usavano colori sgargianti, in contrasto con quelli della natura, vista come una forza inarrestabile. Dei loro lavori realizzarono filmati, ma soprattutto bozzetti che, a differenza delle fotografie, non possono essere riprodotti. Christo si occupò, ad esempio, dell’impacchettamento della passerella sul Lago d’Iseo (The Floating Piers, 2016).
Le mostre hanno aperto a noi studenti dei nuovi orizzonti sull’arte, totalmente diversi da quelli tradizionali e solitamente studiati sui banchi di scuola. Proprio per questo motivo, si sono rivelate molto interessanti.