Alla scoperta del palazzo Arti e dei suoi segreti

Una grande opportunità per i saluzzesi: domenica, prima dell’avvio dei lavori diretti dall’ingegner Camisassi, riaprono stanze e corridoi sconosciuti

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È un luogo “famoso”, ma nessuno l’ha mai visitato perché chiu­so e inu­tilizzato da de­cenni. Apri­rà al pubblico per un evento speciale e si potrà scoprire con visite guidate da domenica. Parliamo del Palazzo delle Arti liberali di salita al Ca­stello, lo stabile di fianco all’Antico palazzo comunale che si presenta con la facciata finemente affrescata.
Utiliz­zato fino al Dopoguerra come carcere femminile e fino agli Anni ’80 come sede di alloggi del direttore del penitenziario della Castiglia e per il comandante della Po­lizia, nel 2022 è stato acquistato dal Demanio direttamente dalla “Cosal” di Giorgio Camisassi. L’inge­gnere saluzzese sta predisponendo un’ipotesi progettuale di riqualificazione e riutilizzo e, prima dell’avvio dei lavori, ha pensato di offrire ai saluzzesi la possibilità di entrare in stanze e corridoi inesplorati e sconosciuti.
L’edificio è detto delle “Arti liberali” perché sulla facciata sono dipinte con la tecnica dell’affresco monocromo a “Grisaille” le arti del Trivio e del Quadrivio: al primo piano si scorgono le rappresentazioni di Aritmetica, Geometria, Musica, Astronomia; al se­condo piano si identificano
invece Grammatica, Storia, Retorica e Dialettica. Le decorazioni pittoriche risalgono al 1520 e sono state restaurate l’ultima volta negli Anni ’90.
All’interno ci sono parti molto antiche, risalenti al primo Rinascimento, e manufatti di 30-40 anni fa, all’epoca degli ultimi inquilini. Nella manica centrale sono ancora intatte le celle utilizzate dalle
donne condannate, con le porte in legno tipiche delle prigioni di un tempo.
Dalle finestre e dagli affacci si possono ammirare scorci e panorami “nuovi” e mai visti sulla Torre civica, su salita al Castello, su San Giovanni e sul centro storico. «L’occa­sione che la Cosal e l’amico Camisassi offrono alla cittadinanza – ha detto il sindaco Mauro Calderoni – è imperdibile. Segnerà in modo simbolico il ritorno alla comunità di questo bene per farlo conoscere e apprezzare come pezzo di storia della città e, prima, del Marchesato. Intanto, con gli organi competenti decideremo insieme il futuro dell’edificio».