Trasparenza a tavola: salva la pasta Made in Italy

Obbligo dell’origine in etichetta esteso a tutto il 2023: la tracciabilità è un valore aggiunto

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Immagine di azerbaijan_stockers su Freepik

È salva l’etichetta di origine che obbliga ad indicare sulla pasta la provenienza nazionale o straniera del grano impiegato come chiede il 96% dei consumatori. È quanto afferma Coldiretti Cuneo nel commentare positivamente le sentenze del TAR del Lazio che ha respinto i ricorsi di alcune industrie nei confronti del Decreto con il quale il Ministero delle Politiche Agricole e il Ministero dello Sviluppo economico a metà 2017 hanno imposto ai produttori di pasta l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di coltivazione del grano e il Paese di molitura, al fine di garantire un’informazione completa e trasparente, funzionale ad una scelta libera e consapevole.

Un provvedimento valido anche quest’anno grazie al Decreto interministeriale che proroga fino al 31 dicembre 2023 i regimi sperimentali dell’indicazione di origine, come fortemente richiesto dalla Coldiretti.

“L’etichettatura di origine obbligatoria dei cibi è una battaglia storica della nostra Organizzazione, dal latte alla passata di pomodoro, dai formaggi ai salumi fino a riso e pasta. In questo modo – evidenzia il Presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada – si garantisce trasparenza sulla reale origine dei prodotti base della dieta degli italiani che rappresentano circa ¾ della spesa, ma resta ancora anonima l’origine dei legumi in scatola, della frutta nella marmellata o nei succhi, del grano impiegato nel pane, biscotti o grissini”.

Il Decreto – spiega Coldiretti Cuneo – prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia debbano indicare il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e quello di molitura; se proviene o è stato molito in più Paesi possono essere utilizzate, a seconda dei casi, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi non UE, Paesi UE e non UE. Inoltre, se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si può usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”.

“L’Italia, in quanto leader europeo nella qualità, ha il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari dell’UE – sostiene il Direttore di Coldiretti Cuneo Fabiano Porcu – poiché in un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della tracciabilità con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti, venendo incontro alle richieste dei consumatori italiani ed europei. Una battaglia che si affianca a quella contro i cibi sintetici, dalla carne al latte”.