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«Il mio compito? Portare proposte per cambiare le cose»

Ivano Martinetti, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle: «Chi fa impresa nelle aree marginali della Granda è un eroe. Le istituzioni diano sostegno. Servono infrastrutture all’altezza»

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La chiave per valorizzare la provincia di Cu­neo è lo sviluppo delle infrastrutture, stradali ma anche (e soprattutto) digitali. Lo rimarca a gran voce l’albese Ivano Martinetti, consigliere regionale di opposizione con il Movi­men­­to 5 Stelle.

Martinetti, lei è stato uno dei primi, a livello locale, a sostenere il Movimento 5 Stelle. Co­me sta il gruppo cuneese?
«Il Movimento 5 Stelle della Granda è in salute; è una comunità viva e vivace. Ci siamo riuniti prima di Natale, a Cuneo, per un bilancio di metà mandato sul lavoro portato avanti in questi anni di Consiglio Re­gionale. È stata un’occasione uti­le per raccogliere suggerimenti e impressioni provenienti dal territorio. Anche senza eletti nel capoluogo, restiamo un gruppo affiatato, con molte idee e proposte. Replicheremo eventi simili anche nell’Albese e nel Braidese».

Quali sono, secondo lei, i pun­ti di forza su cui occorre puntare in provincia di Cuneo?
«Per valorizzare il Cuneese, con le sue eccellenze, occorre pri­ma di tutto renderlo più facilmente raggiungibile. Lo chiedono gli operatori turistici, ma anche le imprese, grandi, me­die e piccole. I trasporti sono infatti la vera nota dolente di questo territorio».

Da dove partire?
«Il primo obiettivo è completare in tempi brevi l’Autostrada Asti-Cuneo, scongiurando au­menti del pedaggio; aumenti che, è bene sottolinearlo, interessano una tratta autostradale non ancora ultimata. Su questa vicenda Cirio ha detto che ci avrebbe “messo la faccia”. Magari l’ha anche messa, ma i fatti stanno a zero: gli aumenti sono stati confermati. In questo senso la Regione dovrebbe farsi sentire di più a Roma: l’incremento del pedaggio non è accettabile».

Quali sono le altre opere prioritarie?
«Altro tassello fondamentale è il Tenda bis, così come è chiave il potenziamento dei collegamenti ferroviari. Bene la riapertura della Asti-Alba, ma ad oggi interi territori restano scoperti – pen­so, ad esempio, al Saluzzese – e altri sono serviti in modo scadente, come il Cuneese e il Mon­­re­galese. La Regione ha sottoscritto di recente un pessimo contratto di servizio con Tre­nitalia, gettando al vento un’occasione unica per potenziare il trasporto su rotaia nella nostra provincia. Una scelta scellerata, che rischiamo di pagare per molti anni e su cui pende più di un ricorso al Tar».

Detto delle infrastrutture, in che altro modo si possono so­stenere le imprese cuneesi?
«La transizione ecologica è la sfi­da del futuro. Compito delle istituzioni deve essere quello di accompagnare le imprese in questo passaggio epocale. I bo­nus edi­lizi vanno proprio in tale direzione: creare occupazione, in modo sostenibile, sen­za ricadute in termini di consumo di suolo e con investimenti su edifici a basso impatto energetico. Pure in agricoltura oc­corre spingere a fondo l’acceleratore, incentivando anche le colture fuori suolo e quelle con minore impatto sull’ambiente. Perse­guono questi obiettivi le proposte che ho presentato in Con­siglio Regionale relativamente alla coltura della canapa, divenute poi legge, alla coltura idroponica e agli orti urbani».

Citava la transizione digitale: come si posiziona, su questo fronte, la Granda e, più in ge­nerale, il Piemonte?
«In troppe vallate e colline del nostro territorio non solo il collegamento veloce a Internet è un miraggio, ma si riscontrano gravi problemi anche per la copertura telefonica e il segnale della tv di Stato. In queste condizioni è impossibile non solo fare impresa, ma anche sfruttare le potenzialità dello smart working per ripopolare le no­stre valli. Chi resiste a fare im­presa in zone marginali è un eroe che andrebbe sostenuto dalle istituzioni a ogni livello. La transizione digitale è importante pure in ambito sanitario: in tal senso, la Regione può fare molto, ad esempio potenziando al massimo la telemedicina, declinata in televisita (medico-paziente), teleconsulto (medico-medico) e telecooperazione sanitaria (medico-sanitario). In un Piemonte con cronica mancanza di personale, sarebbe un buon passo avanti».

Restando in Piemonte, come valuta fin qui la sua esperienza da consigliere regionale?
«Agrodolce. Abbiamo raggiunto diversi obiettivi, ma molte leggi approvate dal Consiglio Re­gionale restano inattuate. Due esempi su tutti: la legge sulla canapa e quella sulle politiche giovanili, in particolare laddove prevede l’istituzione del Forum Regionale dei Giovani. Due leggi approvate, ma sostanzialmente inapplicate a causa dell’immobilismo della Giunta Regionale. Fatte le leggi, infatti, servono i regolamenti attuativi, che sono in capo alla Giunta. Su questo grave problema non abbiamo strumenti per intervenire. A mio avviso, tale situazione rappresenta un enorme problema per il sistema democratico. Non è giusto che una legge, votata da un’assemblea eletta dai cittadini, resti lettera morta».

Guardando invece più in là, co­sa c’è nel suo futuro?
«Sogno una Regione che cambia guida, soprattutto con il contributo del Movimento 5 Stelle. Una Regione con meno annunci e più fatti concreti. Dove si trovano le risorse per colmare la cronica carenza di medici nei no­stri ospedali, dove le liste d’attesa vengano realmente abbattute, dove la battaglia per la sicurezza stradale venga sostenuta concretamente, con maggiori fondi de­stinati ad aumentare gli interventi sul territorio e per mi­gliorare la dotazione in capo alla Polizia Locale. Ma soprattutto, fin da subito, mi sono dato un obiettivo: continuare a portare pro­poste affinché nella nostra Re­gione si inizi a perseguire una seria strategia per la transizione ecologica, agroecologica e digitale. Ci credo davvero».

BaNNER
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