Il giorno dei tabùi e dei trifolau riuniti a Canale

Il raduno nazionale numero 13 momento utile anche per un bilancio dopo la Fiera del Tartufo bianco

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Fa “13”, il raduno nazionale dei “ta­bùi”, i cani da tartufo, e dei suoi fidi accompagnatori. Tredici edizioni: sarebbero state già quindici, in realtà, se non si fosse messo di mezzo il Covid. Tredici, il numero che la “smorfia napoletana” associa a Sant’Antonio, patrono chi si arrabatta per reperire un qualcosa di nascosto. Un perfetto nume tutelare, per chi si mette alla caccia incruenta del prezioso fungo ipogeo, tra i boschi e tra quelle Rocche del Roero che paiono un ecosistema perfetto per la sua crescita.

Tredici, però, anche come il numero che la cabala associa alla sollevazione di Lucifero, e alla sua inevitabile caduta: per mano di San Michele – per inciso – che nella Sinistra Tanaro è un santo non casuale, grazie anche al quarantennale apporto dell’Ordine dei Cavalieri roerini. Santi e figure degli inferi, fortuna mista al potere dell’amore, del legame che si crea tra i cani e i loro padroni. Ma anche dualismi d’altro segno: per una manifestazione che, nata nella capitale del pesco, ad un certo punto si era addirittura “sdoppiata” a causa di vicende socio-politiche. Tant’é: il tredicesimo raduno nazionale è tornato per rappresentarsi in un unicum pieno di sensazioni, significati, e anche annunci importanti. Il tutto, grazie alla sinergia tra l’Enoteca Regio­nale del Roero e il Comune di Canale, supportati da alleati autorevoli come l’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, l’Ente Turismo Alba-Langhe-Roero e Monfer­rato, la stessa Regione, il Centro nazionale di studi sul tartufo, la Fondazione Crc, le associazioni dei trifolau del Roero e le “consorelle” e – non secondario – un rilanciatissimo Mercato Ortofrutticolo del Roero.

A condurre il cerimoniale c’è stato Marco Perosino da Priocca, alla guida dell’Enote­ca: che, con un cenno al triste fenomeno dei cani avvelenati («in tutta Italia, meno che nella nostra zona»), ha richiamato alla collocazione del raduno, tra tempo e spazio, come vero e proprio atto finale della Fiera internazionale del Tartufo Bianco d’Alba. «Potevamo scegliere di invitare una celebrità, un personaggio testimonial per questa edizione: abbiamo preferito investire in visibilità su uno scenario di massimo rilievo come il Festival di Sanremo, in cui i nostri tartufi saranno presenti alle porte del teatro Ariston grazie ad una collaborazione con l’emittente locale Telecupole. E, intanto, ci godiamo la sinergia di un amico come Marco Graziano del Tg5, che oggi è qui per parlare di questo evento e del nostro territorio sulle reti Mediaset». A proposito di giornalisti: l’ospite d’onore è stato proprio il cronista Andrea Ferrua, insieme a Sandro Stevan (“padre” della cicloturistica Bra-Bra e presidente del comitato tappa di Giro d’Italia) e Giorgio Proglio, fondatore della popolare app “Tabùi”. Importanti i segnali del sindaco canalese Enrico Faccenda: «Se noi pensiamo alla consapevolezza che avevamo quindici anni fa sui temi del tartufo, ci rendiamo conto ora che molte cose sono cambiate: questo grazie proprio ai trifolau». Liliana Allena, dalla sua, ha sottolineato il rapporto ormai solidissimo tra il raduno e la Fiera albese: «È stata una stagione molto importante, nonostante tutte le difficoltà legate ai cambiamenti climatici. Stiamo già lavorando all’edizione numero 93 della Fiera».

Pungente, dal palco – su cui si sono alternati anche il senatore Giorgio Bergesio, il presidente dei trifolau roerini Tino Marolo e il parroco don Eligio Man­tovani, per la rituale benedizione – Antonio De Giacomi sul tema della contraddizione tra il fare o non fare le ricevute e sul beneficio della fama del tartufo, legato alla tutela del patrimonio di alberi e boschi. La Regione è stata ben rappresentata dal vice governatore Fabio Carosso: «Ciò che fa grande il nostro territorio è anche questo rapporto tra il cane e il trifolau, che è una cosa “da vendere” sulle tavole di tutto il mondo, a fronte di altre zone in cui il tartufo si raccoglie con la zappa, e il cane da ricerca non si sa nemmeno che cosa sia». E, mentre l’entusiasta presidente dell’Ente Turismo Mariano Rabino ha promesso pieno appoggio futuro al raduno in una connotazione “mondiale”, merita un rilievo la riflessione di Andrea Rossano di Tartufingros, vero “principe” del tartufo locale: ha sottolineato una certa volubilità del tartufo in quanto prodotto di natura, che arriva e cresce come e quando vuole, con l’invito a lasciar spazio anche oltre la data canonica del 31 gennaio di ogni anno.

Infine, largo alle premiazioni: ottimamente condotte da Agostino Aprile, a capo dei trifolau di tutto il Piemonte. Menzioni d’onore ai gruppi di Roero, Monregalese, Alba e del neonato sodalizio sandamianese, al più giovane cercatore del mondo (il canalesissimo Giorgio Rabino, con papà Marco) e il decano Luna, qui insieme a Giuseppe Marengo neo-leader dell’associazione dei trifolau albesi. Arrivederci al prossimo anno? Senza dubbio.