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Il dolore di Eva

La Kaili, vicepresidente del Parlamento Europeo arrestata nell’ambito del QatarGate, solo due volte in carcere ha potuto vedere la figlioletta. Tutti ritraggono una donna in politica, spietata o ingenua, noi pensiamo a una mamma ferita

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Eva spietata. Eva innocente. Eva che non poteva non sapere. Eva ingenua. Eva furba. Eva presa con le mani nella marmellata. Eva che si trovava solo nel posto sbagliato. Eva bellissima. Eva femme fatale. Eva mamma triste perché lontana dalla sua bambina. Prospettive diverse e maschere su un solo volto, quello di Eva Kaili, politica greca travolta dallo scandalo Qatargate.

Dal carcere giura innocenza, urla di non voler diventare vittima sacrificale come Ifigenia, denuncia condizioni di detenzione disumane e spera in una svolta giudiziaria. Era vicepresidente del parlamento europeo, serena e ammirata, si ritrova travolta da accuse gravi e da molti abbandonata, spartiacque i sacchi di contante ritrovati nella sua abitazione, possibili proventi di corruzione per gli inquirenti: provenienza presunta del denaro il Qatar, al fine di influenzare le decisioni del Parlamento di Bruxelles, difendere il Mondiale di calcio e proteggere il Paese dalle critiche sui diritti violati. Lei sostiene di aver scoperto il denaro in extremis, d’averne ignorato presenza e provenienza, e il compagno, assistente d’un altro europarlamentare indagato, conferma d’essere stato lui soltanto a gestirlo, tuttavia la difesa non fa breccia e così Eva rimane in galera. Aspettiamo i giudici, come facciamo sempre. Non siamo abituati a imbastire processi mediatici e soprattutto ad anticipare sentenze. Raccontiamo le vite precedenti di Eva, cercando d’offrirne un ritratto che non sia ristretto a questo brutto evento, che non la dipinga soltanto una politica ingenua o corrotta.
Prima d’essere politica è stata giornalista: volto di Mega Channel per tre anni, responsabile delle comunicazioni di un colosso della farmaceutica e di un grande gruppo d’informazione.

E prima ancora studentessa brillante: facoltà di architettura e ingegneria, master of arts in studi internazionali, corso d’economia e scuola di giornalismo. La politica c’è sempre: entra ad appena 14 anni nel movimento giovanile del Pasok, presiede l’associazione studentesca negli anni dell’università, diventa la più giovane eletta nel consiglio comunale di Salonicco, entra quindi nel parlamento greco e poi europeo. Ha lavorato duro e preso posizioni forti, a volte impopolari. Ha fatto discutere scagliandosi contro il patto di Prespa tra Macedonia e Grecia o sostenendo, per opporsi a un progetto sociale, che gli assegni sono per i pigri. Eppure è diventata famosa solo dopo il Qatargate. Per l’arresto, per l’innocenza professata, per la denuncia sulle condizioni di detenzione, per il gelo in cella e per la scarcerazione negata, per la bambina vista appena due volte da quando sono scattate le manette.

L’avvocato ha addirittura adombrato che le visite limitate siano rientrate in un piano di pressione per indurla a confessare, rimarcando che l’assistita nulla ha da confessare. Fidandoci dei giudici, non crediamo a tanto, ma il dispiacere per Eva mamma è forte. E chi, cinico, ribatte che è un prezzo alla condotta ricordiamo non solo che manca una sentenza, ma che l’aspetto può, deve essere rovesciato: la piccina di nulla è certo colpevole, ma d’improvviso non ha più visto la sua mamma. A proposito: in occasione della prima delle due visite, la piccola è stata anche ripresa e il video postato sul web. Saremmo lieti di sapere qual era l’interesse pubblico e come mai riservatezza e rispetto calpestati non abbiano scandalizzato i più.

BaNNER
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