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Una storia “spiritosa”

Dai rally ai liquori: Didi Dutto ha trasformato la sua passione in professione. E con le bottiglie di Claudio Berlia racconta le qualità della granda

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Tutti la conoscono come La Spiritosa, perché spiritosa lo è davvero in tutti i sensi. Battuta pronta e sorriso contagioso abbinati a una bravura ormai assodata nel produrre liquori a macerazione a freddo. Per intenderci quelli in cui erbe aromatiche oppure frutta vengono prima messi a macerare nell’alcol e in un secondo tempo filtrati. Alla fine, il risultato si unisce a uno sciroppo di acqua e zucchero. In sostanza si tratta dei liquori casalinghi che, chi prima e chi dopo, tutti abbiamo provato a fare, ma quelli della Spiritosa sono da sempre caratterizzati da un equilibro e un’intensità di profumi non comuni. I primi esperimenti risalgono a quando la nostra protagonista si chiamava soltanto Didi Dutto ed era un’appassionata di rally. Ha corso a livello nazionale per moltissimi anni, come pilota e navigatore, spesso in coppia con Paolo Dracone, uno degli allora titolari dell’Azienda Agricola Tenuta Carretta. I liquori casalinghi che Didi produceva per passione erano diventati regali decisamente ambiti tra i colleghi rallisti, talmente ambiti, che tra una corsa e l’altra, qualcuno le suggerì che non sarebbe stata una cattiva idea iniziare una produzione professionale in modo che tutti potessero assicurarsi senza problemi le bottiglie dei suoi ottimi genepì e arquebuse.

In collaborazione con l’enologo Armando Cordero inizia così la produzione di una delle aziende di liquori artigianali di montagna più nota in provincia. La sede del laboratorio è fin da subito a Monterosso Grana, in quella valle che già di suo eccelle in tante specialità gastronomiche, dal Castelmagno alla pera Madernassa fino all’aglio di Caraglio. Didi si muove su due fronti: da una parte aumentando con estrema attenzione le varietà di liquori prodotti, prima di tutto per evitare l’errore di saturare il mercato con troppe etichette come tendono a fare molte aziende del settore, dall’altra cercando una veste grafica di qualità che rendesse belle e soprattutto riconoscibili le bottiglie.

Il liquore di Timo Serpillo, in occitano Serpoul è uno dei primi successi della “scuderia” (tanto per rimanere in tema automobilistico) della Spiritosa. Un’idea sua nata oltre vent’anni fa e ripresa da tanti altri produttori. Non poteva essere altrimenti perché i profumi del timo rimangono netti e riconoscibili, delicati e potenti in contemporanea. Il Ramasin invece racconta di un frutto tipico del territorio: la piccola susina di chiare origini saracene che si coltiva soprattutto nel cuneese. Il liquore della Spiritosa trova la sua forza in una ricetta che prevede la macerazione della frutta insieme ai noccioli che conferiscono al prodotto finale un sentore di mandorla che ne caratterizza il sapore ben contrastandone la dolcezza.

Per quanto riguarda la riconoscibilità delle bottiglie, Didi si era affidata quasi fin dagli esordi a Claudio Berlia, uno dei più noti pittori cuneesi, scomparso nel 2014. Da tanti anni sono le sue bambole, una diversa dall’altra, a caratterizzare i liquori della Spiritosa. Una scelta di alto livello che, come le erbe e gli infusi che ne provengono, ha il merito di raccontare la nostra provincia e le sue qualità meglio di tante parole.

Articolo a cura di Paola Gula

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