Cia: gli Stati Generali dell’Agricoltura in Piemonte evidenziano un comparto in difficoltà

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Si sono svolti nella Sala Trasparenza della Regione, a Torino, gli Stati generali dell’Agricoltura convocati dalla Cia del Piemonte e della Valle d’Aosta. Un incontro importante, moderato dal giornalista Osvaldo Bellino, per illustrare all’Istituzione di piazza Castello e non solo, i problemi, le aspettative e le opportunità del mondo rurale chiamato a scelte difficili e impegnative per il futuro. A introdurre i lavori è stato il presidente regionale di Cia, Gabriele Carenini: “Viviamo dei momenti improvvisi di cambiamento. Da soli si va da nessuna parte. Per questo motivo servono sinergie e chiediamo alla politica scelte concrete e veloci. Non c’è più tempo da perdere perché gli agricoltori rappresentano un motore di sviluppo dell’economia”.

Stefano Cavaletto dell’Istituto di Ricerche Economiche e Sociali (Ires) del Piemonte ha spiegato i riferimenti per comprendere meglio le attuali dinamiche del comparto agricolo, tra vecchi e nuovi scenari di azione.
La ricerca Ires ha messo in luce, tra gli altri dati, che le aziende del settore sul territorio regionale sono in calo: 49.632 nel terzo trimestre 2022, con un 1,5% in meno rispetto all’anno precedente. C’è una forte diminuzione di quelle più piccole, mentre tengono le medie e le grandi.

Giovanni Cardone, direttore Cia Piemonte e Valle d’Aosta, è entrato nel merito delle prospettive disegnate dal Programma di Sviluppo Rurale 2023-2027 e degli indirizzi previsti dalla nuova Politica Agricola Comune (Pac).
La Regione era presente con il vicepresidente della Giunta, Fabio Carosso, la responsabile di Istruzione e Lavoro, Elena Chiorino, e per il settore Agricoltura, con l’assessore, Marco Protopapa, e il direttore, Paolo Balocco.

“Il comparto agricolo – ha sottolineato Protopapa – deve rinnovarsi, però dobbiamo capire quali strade percorrere. Di certo, serve una politica fatta di promozione, consapevolezza e tracciabilità”.

Le conclusioni le ha tratte il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini: “Dobbiamo essere più incisivi nel far uscire la nostra voce che, altrimenti, viene sempre calpestata”.
Durante l’incontro sono intervenuti i presidente Cia di tutte le province del Piemonte e della Valle d’Aosta, sollecitati a esprimere tre parole chiave per il futuro del settore agricolo.

La grande difficoltà per i prossimi anni è la mancanza di acqua
Agli Stati generali la Cia Cuneo era rappresentata dal presidente, Claudio Conterno, dal direttore, Igor Varrone, dai dirigenti, Daniela Destefanis, Silvio Chionetti, Giovanni Cordero, Maurizio Ribotta, e da alcuni associati. Ha affermato Conterno: “Il punto della situazione arriva al termine di un’annata faticosa e con tanti problemi che restano da risolvere. La difficoltà maggiore rimane la sostenibilità economica delle imprese agricole di tutti i comparti. Anche del vitivinicolo, se non trasformano l’uva in vino direttamente nell’azienda”.

Per quale motivo? “Tu produci oggi e conosci l’importo della spesa sostenuta, ma non sai il prezzo che ti verrà pagato per quanto hai seminato o coltivato. Ti danno degli acconti e ti liquidano dopo un anno a un prezzo deciso da chi compra. Giustamente, poi, occorre rispettare le direttive della Politica Agricola Comune e del Programma di Sviluppo Rurale il cui obiettivo è di assicurare la sostenibilità ambientale. Inoltre, bisogna continuare a produrre conciliando qualità e quantità. Impegni importanti che hanno un costo e si aggiungono alle difficoltà di ogni giorno in costante aumento. Come, nel 2022, la siccità e i rincari delle spese energetiche e delle materie prime. Di conseguenza, tra problemi vecchi e nuovi e impegni da mantenere è sempre più complicato per le aziende vedersi garantito un reddito decoroso”.

La questione della mancanza di acqua? “Sono almeno vent’anni che se ne parla negli incontri e nei convegni, senza aver trovato una strada concreta da percorrere. Le Istituzioni, ascoltando le proposte delle Associazioni di categoria e di tutti gli attori interessati, devono velocemente programmare delle strategie a lunga scadenza come costruire gli invasi e i micro-invasi. Però, in tempi brevi si possono già attuare alcuni interventi importanti: dal mettere in sesto le reti degli acquedotti, le cui perdite si calcola arrivino al 40% di quanto trasportato, al recuperare le reflue da utilizzare nei campi e nelle serre, al prevedere nuovi sistemi di irrigazione delle colture agricole con i quali si spreca meno acqua. Altrimenti, tra vent’anni il problema diventerà drammatico. Perché in futuro la vera questione da risolvere non sarà più l’energia, ma avere sempre l’acqua sufficiente a soddisfare le esigenze delle persone e delle aziende in generale: non solo quelle del mondo agricolo”.

c.s.