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L’opinione di Milena Gabanelli

«L’Italia che fa pochi figli è uno dei paesi che spende di meno per aiutare le famiglie e favorire le nascite. Ma i contributi una tantum non possono bastare»

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IL FATTO
Quanti aiuti sono previsti nella legge di bilancio per uno dei problemi che più incidono sul benessere della nostra società?
E perché sul tema all’estero l’attenzione è maggiore?

Un tema sempre attuale, ma che in Italia – come purtroppo spesso accade – sembra arrivare in ritardo rispetto alla consapevolezza diffusa negli altri stati d’Europa. Il problema, come ha spiegato Milena Gabanelli nella sua rubrica “Dataroom” per il Corriere della Sera, è sotto gli occhi di tutti, confermato dai numeri: «L’Italia fa pochi figli ed è diventata la grande malata d’Europa. Questo perché è uno dei Paesi che spende di meno per aiutare le famiglie e favorire la natalità». Basta guardare alle misure attuate da anni in altri paesi, per rendersi conto di quanto la vita delle famiglie numerose sia meno difficile all’estero che non da queste parti. «Lo Stato – aggiunge Gabanelli – dovrebbe innanzitutto offrire assegni corposi ed evitare bonus una tantum, sulla scia di quanto fatto dalla Germania».
Solo un contributo costante può infatti portare un concreto e reale aiuto nella vita di tutti i giorni di genitori alle prese con l’amministrazione dei conti in presenza di più figli, nella fase di crisi che tutti stiamo attraversando. Ovviamente quello economico è solo il tema più evidente, ma non vanno dimenticate le ricadute. Come sottolinea la giornalista di La7: «Bisogna poi potenziare le misure per la conciliazione tra vita e lavoro: congedi parentali flessibili e ben retribuiti, tutele ai genitori che scelgono il part-time e incentivi al lavoro femminile».
Per quanto riguarda i numeri, alla base della rubrica di Milena Gabanelli, sono significativi: «L’anno scorso i nati in Italia sono stati quasi la metà dei morti. Con una media di 1,24 figli per donna, siamo la grande malata d’Europa. Peggio di noi solo Malta e Grecia». Certamente il calo delle nascite segnala un cambiamento in atto molto forte nella sfera sociale. Si tratta dunque di un problema da affrontare seriamente, con interventi mirati.
L’analisi di Gabanellli prosegue: «Al 2019, appena l’1,1% del Pil risultava investito in politiche di sostegno alla famiglia e alla natalità, al contrario di chi, come la Germania, di soldi ne ha messi molti di più, riuscendo a risollevare il tasso di fecondità. Draghi aveva aumentato la spesa all’1,4% del Pil e introdotto l’assegno unico universale. Cosa prevede di fare Meloni nella legge di bilancio che verrà approvata a fine anno?
Guardando ai Paesi Ue, esistono politiche pubbliche che hanno funzionato di più, ed altre che invece si sono dimostrate inefficaci».
Serve un approccio trasparente e senza preconcetti. La questione è connessa all’esistenza stessa della nostra società. Cosa c’è di più importante? I problemi sono il segnale di qualcosa che non funziona in generale, perché non a caso – sottolinea ancora Gabanelli – nei paesi in cui ci si preoccupa di garantire benefici alle mamme, sono più elevati anche i tassi di occupazione delle donne.

BaNNER
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