«Ho ritrovato il sapore delle radici»

Ha suscitato emozioni straordinarie la visita nell’Astigiano di Papa Francesco. Dopo l’incontro privato con i parenti, la Messa in Duomo ad Asti: «Dobbiamo rimboccarci le maniche e smettere di essere indifferenti. Il viaggio qui? “A la fame propri piasi’!”»

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“Arvëddse” o,  per chi è po­co av­vez­zo al pie­­­­­­­­montese, “ar­rivederci”. È il saluto che viene spontaneo rivolgere a Papa Fran­ce­sco dopo le emozioni che la sua visita ad Asti ha suscitato in tutto il Piemonte, e non solo. Così, con ancora il cuore pieno dell’affetto lasciato dal Santo Pa­dre, si spera già in un suo futuro viaggio, magari organizzato per conoscere anche gli altri luoghi piemontesi da cui proviene la sua famiglia e in particolare nonna Rosa, ovvero l’Alta Langa al confine con la Liguria. Nel frattempo, godiamoci la due giorni astigiana che vale la pena ripercorrere fin dall’inizio, ossia dall’arrivo del Pon­tefice a Portacomaro e a Tigliole, per incontrare il parentado legato al nonno paterno, a partire dalle cu­gine Carla Rabez­za­na, che ha da poco festeggiato i 90 anni, e Delia Gai, oltre agli ospiti di una casa di riposo della zona. Dai parenti Fran­ce­sco ha pranzato (con agnolotti, arrosto e bunet), preso il caffè e si è lasciato andare a un’amabile chiacchierata, con ovviamente diverse battute in piemontese.

«Ora speriamo si spenga tutta questa attenzione mediatica nei nostri confronti – ha detto a IDEA la cugina Delia Gai -. È andato tutto come immaginavamo, co­me speravamo. Lo avevamo già incontrato a Roma e ogni tanto ci sentiamo telefonicamente, ma averlo qui a casa è stato straordinario. Noi siamo stati felicissimi e pure lui lo è stato: nonostante i tanti appuntamenti in agenda è sempre rimasto sorridente e di­spo­nibile». E in effetti tutto è an­dato per meglio, con tutta la comunità che ha potuto abbracciare il Santo Padre. Lo ha fatto an­che il Comune di Asti che, prima della Messa in Duomo, gli ha conferito ufficialmente – attraverso la cerimonia officiata dal sindaco Maurizio Rasero – la cittadinanza onoraria. Due i motivi: il forte legame con il territorio e il suo forte impegno per la pace. Dal Vescovado alla Catte­dra­le, lungo un percorso che ha permesso a tante persone di vedere da vicino Francesco. Poi il mo­mento più solenne, con la Messa che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del vescovo di Asti, monsignor Marco Prastaro, il quale, al termine della celebrazione, ha salutato il Pontefice dicendo che in questi due giorni, ad Asti, con il Papa presente, c’è stato l’inizio del mondo. E il giorno dopo ha aggiunto: «È stata un’esperienza di grande gioia e grande calore umano che ci ha fatto sentire parte di una cosa bella».

Tornando alla celebrazione eucaristica, a cui ha assistito anche il presidente della Regione Pie­monte Alberto Cirio, Jorge Mario Bergoglio ha sottolineato, in apertura della sua omelia, la sua forte vicinanza a questo territorio, da cui partirono i genitori, poi emigrati in Argentina, e ai tanti giovani accorsi in occasione della XXXVII Giornata Mondiale della Gioventù. Il tutto partendo con un messaggio per Stefano Ac­cornero, giovane seminarista a cui è stato conferito l’accolitato. «Preghiamo per Stefano – ha detto il Papa – ma anche per questa Chiesa di Asti perché il Signore invii vocazioni: come vedete la maggioranza sono preti vecchi». «È proprio da queste terre che mio padre è partito per emigrare in Argentina – ha proseguito Ber­go­glio – e in queste terre, rese preziose da buoni prodotti del suolo e soprattutto dalla genuina laboriosità della gente, sono venuto a ritrovare il sapore delle radici. Ma oggi è ancora una volta il Vangelo a riportarci alle radici della fede, che si trovano nell’arido terreno del calvario, dove il seme di Gesù ha fatto germogliare la speranza. Guardiamo dunque a lui, al Cro­cifisso. Fissiamo ancora gli occhi in Gesù Crocifisso. Lui non osserva la nostra vita per un momento e basta, non ci dedica uno sguardo fugace come spesso facciamo noi con lui, ma resta lì, “a brasa duerte”. Ci guarda, ci ama e non si stanca mai di perdonare. Dun­que, rimbocchiamoci le maniche, prendiamo in mano la vita. Guardiamolo Gesù, lasciamo l’indifferenza, per trovare il coraggio di guardare a noi stessi, di percorrere le vie della confidenza e dell’intercessione, di farci servi per regnare con lui». Infine, il ringraziamento riconoscente alla Diocesi, alla Provin­cia e alla Città di Asti. «A tutti voi vorrei dire che “a la fame propri piasi’ encuntreve” (“mi ha fatto piacere incontrarvi”) e augurare “ch’a staga bin!” (“state bene!”)».

Un messaggio ribadito ancora nel pranzo successivo in Vesco­vado con i parenti, cucinato da una ragazza nigeriana di Piam Onlus, divenuta cuoca dopo essere stata vittima di tratta, e concluso con una torta alle nocciole preparata, per i 90 anni di Carla Rabezzana, dagli studenti dell’Agenzia di Forma­zione Pro­fessionale Colli­ne Astigiane di Agliano Terme.
L’ultima tappa della visita del Pontefice è stata allo stadio Bosia, per l’incontro con i bambini. Poi il rientro in Vaticano. Resta, come si diceva, tanta emozione. L’emo­zione per un Papa sempre più piemontese.