Prosegue il Cuneo Organ Festival: sabato 8 ottobre si esibisce l’Accademia Corale Stefano Tempia

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Il Cuneo Organ Festival, la 34esima Edizione dei Concerti Organistici che anche quest’anno incontra la francese Route Royale des Orgues, proseguirà l’8 ottobre, a Cuneo, alle 21, presso la cattedrale di Santa Maria del Bosco, in via Roma, 64 con ingresso gratuito.

L’Accademia Corale Stefano Tempia proporrà “Sacre suggestioni per coro e organo”. Luigi Cociglio direttore e Luca Benedicti organo.

Nota di sala

Charles Gounod è stato uno dei principali esponenti del romanticismo francese. Nell’ambito della sua produzione, un posto di rilievo è occupato dalle dodici opere teatrali, tra le quali spiccano in particolare Faust e Romeo et Juliette. Anche causa di alcune vicissitudini personali, una parte consistente della sua opera è costituita da musica sacra (mottetti, oratori e messe).

In quest’ambito, la sua composizione più celebre è l’Ave Maria, nella quale egli aggiunge una linea vocale al Preludio I in do maggiore dal Clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach, compositore da lui molto ammirato. La Messa n. 7 in do maggiore “aux chapelles” condivide con molte altre messe di Gounod il fatto di essere disponibile in più versioni: durante questo concerto ascolteremo la versione per soli, coro a quattro voci e organo. Si tratta di una Missa brevis in cui mancano il Credo e il Benedictus, curiosamente rimpiazzati dal mottetto “O salutaris hostia”. Il tono di questa messa è intimo e garbato, lontano dalla tronfia pomposità di certa musica sacra; la scrittura corale è piana, ma ciò non impedisce all’autore di inserire qua e là alcune preziose concatenazioni armoniche.

César Franck è stato un organista e compositore belga, figura cruciale del romanticismo francese. Egli raccoglie l’eredità del romanticismo di matrice wagneriana e lisztiana e lo proietta verso la modernità anche attraverso l’opera dei suoi allievi (Chausson, D’Indy, Duparc e Vierne, solo per segnalare i più celebri). L’influenza di Liszt è manifesta nell’adozione della circolarità tematica, che assicura unità e coesione alle grandi architetture formali, e nell’interesse per il genere del poema sinfonico. La Pièce Héroïque in si minore è la terza delle Trois pièces pour le grand orgue scritte da Franck nel 1878 per l’inaugurazione dell’organo Cavaillé – Coll del Palazzo del Trocadero di Parigi e ha un carattere trionfale che ben si addice all’occasione per la quale è stata composta. L’impianto formale è tripartito e si basa su due temi contrastanti: il primo dal carattere fiero e risoluto e il secondo dal carattere più dolce e cantabile.

I Tre Corali, scritti tra l’agosto e il settembre del 1890, sono l’ultima composizione scritta da Franck, che morirà nel novembre dello stesso anno, e rappresentano, insieme ai Sei pezzi per organo e ai già citati Tre pezzi, il coronamento della sua opera organistica. In queste composizioni, Franck mette il suo sapere contrappuntistico e armonico al servizio di una forma musicale ambiziosa e monumentale. Il Terzo corale in la minore si basa su un impianto formale tripartito. Nella prima sezione vengono esposti due gruppi tematici di carattere contrastante: il primo è inquieto e nervoso, mentre il secondo è caratterizzato da una cantabilità ampia e distesa, come di corale (il corale cui allude il titolo della composizione); questi due gruppi tematici ritorneranno nel corso della composizione: segnatamente nella sezione conclusiva, in cui essi vengono elaborati e sovrapposti, prima dell’apoteosi finale. La seconda sezione, calma e contemplativa, funge da camera di compensazione rispetto alle due sezioni esterne.

La figura di Anton Bruckner è per molti versi analoga a quella di Franck. Entrambi organisti (Bruckner fu titolare del monumentale organo dell’Abbazia di Sankt Florian, nei pressi di Linz), portano il romanticismo verso il punto di massa critica prima che esso confluisca nella modernità. Se da una parte Franck apre la strada al simbolismo, Bruckner getta le basi per l’esplosione dell’organismo sinfonico che troverà in Mahler completa attuazione. L’opera di Bruckner è dominata dalle undici sinfonie (di cui due non numerate e l’ultima, la Nona, incompiuta), opere monumentali per la grandezza della concezione formale e per il massiccio dispiegamento di mezzi tecnici. Accanto alle sinfonie, figurano delle opere di musica sacra: tra queste spiccano il Te Deum, le tre messe e il requiem, oltre a un folto gruppo di composizioni minori al quale si ascrivono i tre mottetti in programma.

Se dovessimo sintetizzare in una parola le caratteristiche salienti della musica di Edward Elgar potremmo usare la parola spontaneità: non è un caso che egli fosse convinto che «la musica è nell’aria, è attorno a noi, il mondo ne è pieno e [al compositore] basta prenderne quanta ne serve». Le sue composizioni si inseriscono pienamente nel solco del romanticismo inglese, di cui Elgar è l’esponente più importante e celebre, e comprendono due sinfonie, un concerto per violino e uno, struggente, per violoncello, la raccolta di marce Pomp and Circumstance, lo studio sinfonico Falstaff, le variazioni sinfoniche Enigma, che sono il suo capolavoro assoluto, la Serenata per archi, una deliziosa ouverture da concerto (Cockaigne – in London Town) e l’imponente oratorio sacro “Il sogno di Geronte”. La spontaneità che caratterizza le composizioni di Elgar è evidente anche nei tre mottetti in programma, tutti caratterizzati dalla freschezza e dalla genuinità dell’eloquio musicale.

(Nota di sala di Danilo Karim Kaddouri)