Caro bollette: dall’Europa sostegni a imprese e famiglie ma servono soluzioni

«Sono necessari interventi strutturali che abbiano un impatto a lungo termine ed evitino, all’Italia e all’Unione Europea nel suo insieme, di ritrovarsi nella stessa situazione tra qualche anno»

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A partire dallo scoppio del conflitto che da febbraio coinvolge la Russia e l’Ucraina, anche l’Unione Europea è stata travolta da una serie di conseguenze economico-sociali che rischiano di diventare drammatiche. Tra queste emerge soprattutto la crisi energetica, che ormai da mesi sta mettendo alle strette famiglie ed imprese in tutto il Vecchio Continente.
L’aumento del tasso di inflazione è dovuto principalmente all’incremento del prezzo del gas e, di conseguenza, anche dell’energia elettrica (basti pensare che in Italia il 40% della corrente elettrica è prodotta tramite la combustione del gas).
Il tasso di inflazione in Europa nel mese di luglio 2022 ha toccato il 9,8%, mentre in Italia si aggira attorno al 7,9%: tassi esorbitanti per un’Europa che è stata abituata per decenni a un’inflazione oscillante tra lo 0% e il 2%.
Per quanto riguarda l’Italia, assistiamo ad un aumento del 131% del prezzo della luce e del 95% del gas nel primo trimestre 2022 rispetto al primo trimestre 2021.
In una tale situazione di crisi energetica ed economica i Governi nazionali e l’Unione Europea non hanno tardato a prendere misure di contenimento dei prezzi.
A livello europeo le misure adottate riguardano più aspetti: si è deciso di ridistribuire ai consumatori i ricavi eccedenti del settore energetico e di impegnarsi in una riduzione della domanda di energia elettrica del 5% nelle fasce orarie di picco.
Come giustamente ha osservato la Presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, l’Europa non si può permettere di dipendere da un solo fornitore per il suo fabbisogno energetico, e urge invece investire su un’unione energetica autonoma, indipendente e capace di far fronte a shock esogeni.
Volgendo lo sguardo al nostro Paese, attraverso il Decreto Bollette, il Governo italiano ha previsto una riduzione dell’Iva per il gas al 5% e la possibilità di accedere a un bonus sociale per le famiglie con redditi inferiori a 12.000 euro annui. Inoltre sono stati stanziati 5,5 miliardi di euro per il contenimento dei costi energetici.
Queste misure, sicuramente utili, non risolvono però il problema alla radice: sono necessari, infatti, interventi strutturali che abbiano un impatto a lungo termine ed evitino, all’Italia e all’Unione Europea nel suo insieme, di ritrovarsi nella stessa situazione tra qualche anno.
L’Unione Europea deve diventare anche un’unione energetica, evitando particolarismi e frammentazioni che non fanno altro che renderci più deboli nello scacchiere internazionale, con un costo sociale che si riversa interamente sulle fasce più deboli della popolazione.
Il Vecchio Continente, Italia compresa, deve investire su un mix energetico che comprenda una giusta dose di rinnovabili ma soprattutto massicci investimenti nell’energia nucleare di ultima generazione, superando il freno ideologico di una certa parte di ambientalismo estremo.
Solo così eviteremo che il Green Deal europeo si traduca, sì, in un mondo più pulito, ma sicuramente più povero.