In avvicinamento alle elezioni politiche di domenica 25 settembre, abbiamo contattato la deputata cuneese del Partito Democratico Chiara Gribaudo.
Come si sta concludendo questa campagna elettorale?
Bene, sono giornate intense, lunghe ma appaganti. Il nostro collegio è molto vasto e comprende non solo la provincia di Cuneo, ma anche quelle di Alessandria e Asti, per cui le distanze da percorrere sono grandi, ma grande è anche l’entusiasmo e la voglia di riscatto dei militanti che nei tanti circoli del PD organizzano le manifestazioni. Questa adrenalina dà una grossa mano. Nelle persone che incontriamo c’è una grande voglia di ascoltare ed essere ascoltate. Dal volantinaggio davanti alle fabbriche, al banchetto al mercato, non mi risparmio e cerco di dare più risposte possibili alle tante domande del territorio, ai tanti dubbi e anche preoccupazioni delle cittadine e dei cittadini.
Sensazioni?
Ho come la sensazione che molti non siano convinti della credibilità della destra che, in effetti, non solo è divisa, ma spaventa le famiglie e le imprese italiane. Come dargli torto, Meloni prima dice, a fronte dei 219 miliardi in arrivo dall’Unione Europea, che per l’Europa è finita la pacchia, poi sostiene Orbán definendo l’Ungheria un Paese democratico e infine chiede anche di rinegoziare il PNRR: così rischiamo l’isolamento economico. È importante chiarire che l’Italia è il maggiore beneficiario del Next Generation EU e che il problema nel nostro Paese è sempre stato di spendere i fondi europei, se la via è quella tracciata da Meloni finiremo per essere isolati e mettere a rischio tutti quegli investimenti di cui abbiamo bisogno. Per la prima volta si candida a governare non una destra liberale, ma una destra reazionaria che parla di patria ma non di Paese. Ecco perché credo che molti non siano convinti e che questa richiesta di cambiamento non possa esser rappresentata da una donna che pubblica lo stupro di altre donne o che urla concetti insensati per fare del vittimismo reazionario. Insomma se uno la ascolta nei comizi si spaventa. Al contrario di quello che dice la destra, noi abbiamo bisogno di tenere insieme le comunità e di affrontare insieme le paure, non dimenticando da dove veniamo e ricordando che le nostre radici, per fortuna, non sono nel fascismo e nel nazismo, ma nella Repubblica democratica e nella libertà.
Come convincere gli elettori?
Con le nostre idee, per un’Italia del 2027 che sia più giusta, con una vera giustizia sociale, in cui l’uguaglianza dei cittadini non sia una favola, con una sanità pubblica che funzioni e un’attenzione seria e concreta ai nostri giovani dall’ambiente al lavoro.
In particolare, crediamo che ci siano tre pilastri su cui fondare il Paese che vogliamo e sono la transizione ecologica e digitale, il lavoro e i diritti. Questi tre pilastri, insieme, devono essere la base per un Paese inclusivo che guardi al futuro senza lasciare indietro nessuno. Su questo c’è una differenza enorme con le destre: abbiamo visto l’impatto della crisi climatica sulla nostra terra, e non penso solo alle tragedie, ma penso alla siccità che tanto male ha fatto alla nostra agricoltura, su questo la destra è capace solo di negare e prendere in giro chi se ne occupa. Il Partito Democratico è l’unico ad avere una proposta politica sul lavoro che guardi sia ai lavoratori sia alle imprese: vogliamo abbassare le tasse sul lavoro sia per aumentare gli stipendi sia per favorire una ripresa concreta del settore produttivo. Noi siamo per sistema fiscale progressivo che finanzi i beni pubblici, non una flat tax per far pagare meno i ricchi senza costruire nulla per la collettività. Sui diritti non serve nemmeno parlarne, ci ricordiamo tutti quegli applausi obbrobriosi.
Il Partito Democratico è l’unico e ultimo partito nazionale che da nord a sud mette in campo i suoi valori e le sue idee, è l’unica forza politica che in ogni collegio, in ogni paese e città d’Italia ha la forza di contrapporsi alla destra peggiore di sempre. A chi non si vuole rassegnare noi diciamo di prendere posizione e scegliere. Ogni volta che incontriamo due persone persone per strada una di loro non ha ancora deciso, soprattutto a loro dobbiamo parlare: dobbiamo dire non solo che ci siamo, ma che li teniamo per mano, li accompagniamo non con un tono paternalistico, tutt’altro, ma perché insieme vogliamo costruire il Paese del 2027. Il passato che ripropongono da destra l’abbiamo superato con le lotte per i diritti sociali e civili, noi vogliamo andare verso un futuro che sia inclusivo, sostenibile e virtuoso.
Che election day sarà?
Spero in una grande affluenza, perché una democrazia con scarsa partecipazione è una democrazia debole e mi auguro che le persone scelgano non solo pensando a uno sterile cambiamento, ma sapendo che ci giochiamo il futuro del Paese in una cornice europea sicuramente migliorabile, ma senza la quale non c’è futuro. La partita inizierà alle 07:00 di domenica 25 settembre, si parte da zero a zero e quando la prima italiana o il primo italiano metterà la scheda nell’urna inizierà la partita. Poi vedremo i risultati.
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