Le mani del maestro

Allevi, in cura per un mieloma, pubblica una loro foto e racconta che tremano a causa dei farmaci, impedendogli di suonare. La musica però gli resta dentro, nella mente e nell’anima, ed è speranza nella lotta che affronta ogni giorno sostenuto da milioni di fans

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I palmi aperti. Le parole tristi. Un post toccante sotto un’immagine semplice : «Queste mani tremano, per via dei potenti farmaci che sto assumendo e per il momento non posso suonare». Così Giovanni Allevi, compositore e pianista, artista capace d’avvicinare i giovani alla musica classica attraverso un’interpretazione contemporanea e una vicinanza mediatica, svela l’impossibilità di far danzare le dita magiche su tasti del pianoforte che accarezza fin da bambino, fors’anche prima di sgambettare ché papà e mamma riempivano la casa di suoni. Ci ha colpito vederle fotografate, quelle mani, e immaginarle scosse da fremiti che ci rubano emozioni, strappate al ritmo virtuoso dagli effetti collaterali di medicine imprescindibili, causa di vibrazioni incontrollate che per noi sarebbero veniali, ma limitano invece chi, come Allevi, attraverso il tatto sa produrre magie.
Seguitiamo a leggere il post, e poche righe ci risollevano, perché la tristezza è dentro, legata alla malattia d’un giovane, all’imponderabilità del destino sempre in agguato e alla caducità della serenità di tutti i giorni, ma viene spazzata via da un messaggio che completandosi non trasuda resa, ma speranza. Perché quelle mani aperte accolgono la musica e se si chiudessero sarebbe per trattenerla. Perché Allevi non abbandona nemmeno un istante la musica, ma in essa trova rifugio, normalità, gioia. «Non posso suonare. Ma una musica nuova invade la mia mente in modo impetuoso ed io non ne perdo una nota. Ora è dolce, ora folle ed incomprensibile, sognante e riflessiva, metafisica. Non vedo l’ora di farvela ascoltare».
La malattia, per paradosso agitandole, ferma le mani, non l’anima di un maestro amato a volte più dal popolo che dalla critica, così la musica non è solo àncora che l’incaglia alla quotidianità sconquassata da una diagnosi: è fonte di coraggio in giorni di lotta e fragilità umanissime, sono ali per sfuggire ai cattivi pensieri, è contatto con la gente che lo ama e che fin dall’annuncio del male che lo ha aggredito ne segue con discrezione il percorso di cure. Il diario social di Allevi è sporadico, ma sincero. Fin dalla prima pagina: «Non ci girerò intorno. Ho scoperto di avere una neoplasia dal suono dolce, mieloma, ma non per questo meno insidiosa». Naturale abbattersi, ma l’altruismo vince, così l’“angoscia più grande” è quella di arrecare dolore ai familiari e ai fans, ai quali chiede perdono per l’annullamento dei live estivi: «Ho sempre combattuto i miei draghi interiori in concerto insieme a voi, grazie alla musica, ma stavolta dovrò farlo lontano dal palco». Toccante anche un post successivo, in cui l’artista spiega di credere nell’esistenza dell’anima che può separare “dal corpo e dal dolore fisico a tratti insostenibile”, rivolgendosi poi ai tanti appassionati: «Posso aiutare il corpo a guarire, affiancando alla terapia un’energia magica, che viene dall’anima e dal vostro Amore!».
Sofferenza e speranza, pazienza e fiducia, la musica come alleata: Allevi ha anche iniziato un brano ispirato al mieloma, in fondo un altro diario «fatto solo di note», sognando di dirigerlo in teatro una volta finita e vinta la battaglia. Con dedica a tutte le persone, a quei «guerrieri luminosi che stanno soffrendo per la malattia».