“Nocciole: a giugno piante cariche di frutti, poi la produzione è stata un disastro”

Ad affermarlo è Fabio Bottero, presidente della Cia zona di Mondovì con 35 ettari di terreno coltivati a noccioleti. Che sottolinea: “Il raccolto rispetto allo scorso anno è del 70% in meno, ma in alcune zone si arriva anche al 90%. Una perdita economica notevole. A cui si aggiunge l’incertezza sul prezzo di vendita”

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Fabio Bottero di Carrù, presidente Cia di Mondovì e titolare di una struttura agricola

Sono 9.000 in Piemonte le aziende che coltivano le piante di nocciole. La “Granda” è la prima provincia sul territorio regionale, con 4.700 aziende del settore e oltre 16.000 ettari occupati dalla coltura. La raccolta del frutto, partita intorno alla metà di agosto, si è conclusa. Adesso si sta procedendo, attraverso gli appositi macchinari, a selezionarlo e, in seguito, a essiccarlo.

Come è andata la stagione produttiva 2022? Lo abbiamo chiesto a Fabio Bottero di Carrù, presidente Cia di Mondovì e titolare di una struttura agricola di settanta ettari dei quali trentacinque coltivati a noccioleti in diversi Comuni della zona: oltre a Carrù, Farigliano, Clavesana, Bastia, Lequio Tanaro, Piozzo, Bene Vagienna e Ceva. Dunque, un imprenditore del comparto che può dare la lettura della situazione rispetto a un territorio ampio e diversificato. Dice: “A giugno le prospettive erano davvero buone, con le piante cariche di frutti. Dopo, alcuni gravi problemi hanno compromesso in modo disastroso la stagione”.

Cioè? “Abbiamo dovuto fare i conti con la perdita di numerose nocciole che non hanno completato il ciclo di maturazione e sono state espulse naturalmente dalle piante. Il caldo e la siccità hanno provocato uno stress climatico che non ha consentito in molti casi al frutto di riempire totalmente il guscio. Perdendo, così, in resa e qualità. Inoltre, i forti temporali con vento di inizio agosto hanno spaccato tanti rami contribuendo in modo determinante alla mancata produzione”.

Si può quantificare quanto si è perso rispetto all’anno scorso? “La media è del 70% in meno, ma in alcune zone si arriva anche al 90%. Quest’anno, a seconda delle aree, la raccolta, quando è andata bene, ha portato due quintali di prodotto per giornata piemontese. Negli altri casi, si è fermata a un quintale per giornata”.

Si coprono i costi di produzione? “A oggi non abbiamo ancora un prezzo di vendita. C’è molta incertezza. La speranza è che possa essere almeno sopra gli 8 euro punto resa. Però, data la scarsissima quantità raccolta e quanto si deve scartare nella selezione in ogni caso non si possono recuperare le spese sostenute. Anzi, la perdita economica è notevole”.
Ci sono problemi anche per la prossima stagione? “Sicuramente le prospettive non sono buone, in quanto le piante hanno risentito in misura troppo rilevante della siccità. Sono stremate. Tanti cespugli stanno seccando. Se non piove nei prossimi quindici-venti giorni, li perderemo per sempre. Inoltre, ci sarà bisogno di un inverno normale in modo che la pianta posso formarsi e compiere il suo ciclo vegetativo per la nuova annata. Situazioni climatiche che, se non si verificheranno, ci stanno dando parecchie preoccupazioni. E comunque, poi, servirà un lavoro non indifferente di potatura”.

c.s.