Trend di crescita degli impianti di melo (+21% negli ultimi 5 anni)

Coldiretti Cuneo: "Ma resta grave la mancanza di manodopera qualificata"

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(foto senza copyright)

Nella Granda prosegue il trend di crescita degli impianti di melo (+21% negli ultimi 5 anni) che sono arrivati a sfiorare i 6.000 ettari, pari all’85% della superficie piemontese coltivata a melo, con una produzione in crescita rispetto all’annata nera del 2021 e un’ottima qualità organolettica. È il primo profilo che Coldiretti Cuneo traccia della campagna 2022 nel pieno della raccolta delle varietà più precoci come la Gala.

Nonostante la siccità e il caldo, che hanno accelerato la maturazione anticipando di circa una settimana le operazioni di raccolta, la qualità delle mele è cresciuta con frutti più dolci e succosi. In Piemonte, al secondo posto delle Regioni produttrici in Italia dopo il Trentino-Alto Adige, la produzione attesa quest’anno è di 225.000 tonnellate, con un +20% rispetto al 2021 che recupera la situazione dell’ultima annata quando, a causa del gelo, si era registrato un netto calo produttivo. Mentre a livello nazionale ed europeo (+1% rispetto allo scorso anno), secondo l’analisi di Coldiretti su dati Prognosfruit, i quantitativi risultano sostanzialmente stabili con una produzione totale italiana di oltre 2,1 milioni di tonnellate nel 2022 per quello che è il frutto nazionale più consumato nel nostro Paese.

La Granda, che vanta una produzione di eccellenza a marchio IGP, la Mela Rossa Cuneo, fa segnare una progressiva espansione degli impianti di melo – rimarca Coldiretti Cuneo – con oltre 2.000 aziende frutticole coinvolte e una superficie dedicata pari a 5.954 ettari (erano 4.912 nel 2017) sui 6.971 coltivati a melo in tutto il Piemonte.

Un quadro di importante crescita e di grandi aspettative che rischia di andare in fumo – dichiara il Presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada – a causa della grave carenza di manodopera stagionale qualificata che perdura nel pieno delle raccolte. Otre ai vincoli e alle lungaggini della burocrazia, penalizza irrimediabilmente le aziende frutticole cuneesi la concorrenza sleale di altri Paesi europei, dove le imprese agricole non versano contributi per i primi 90 giorni di lavoro, e di altre Regioni italiane, considerate svantaggiate, dove il costo del lavoro è molto più basso e attira gli stagionali che disertano le nostre campagne”.

“È fondamentale defiscalizzare i carichi contributivi dei salari – rimarca il Direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu – per garantire maggior equità nella competitività sia a livello nazionale che europeo e semplificare le procedure di assunzione per reperire con più facilità e tempestività la manodopera necessaria: non possiamo permetterci di lasciare i prodotti in campo perché non abbiamo disponibilità di lavoratori”.

cs