Un turista, anche se non esattamente come tanti. Di fatto, Russell Crowe si è totalmente immerso nella bellezza di Roma mettendo da parte il suo status di superstar del cinema. Ha recentemente vissuto giornate di autentica meraviglia tra le storiche, anzi eterne ricchezze della capitale. La sua visita appassionata l’ha raccontata lui stesso, quasi in presa diretta, postando online una sequenza di immagini gioiose e coinvolgenti, con inevitabile trionfo social. In tanti hanno condiviso i suoi sentimenti, perché in quel momento Russell era un personaggio autentico, realmente entusiasta della sua vacanza, non stava recitando.

Ma è stato inevitabile per lui fare riferimento alla sua carriera attoriale, trovandosi a Roma. Perché è assolutamente legato a quella città uno dei suoi momenti più importanti della sua carriera. Se parli di Russell Crowe, infatti, pensi subito a Massimo Decimo Meridio, il personaggio inventato dagli autori di “Il Gladiatore” protagonista di un colossal hollywoodiano di grande successo. Pensi agli straordinari minuti iniziali del film, al tempo sospeso che precede il comando dettato da Russell, quando pronuncia quella frase che è entrata nell’immaginario collettivo sfidando l’enfasi delle frasi storiche autentiche, superandole ovviamente per spettacolarità: «Al mio segnale, scatenate l’inferno».

La foto più bella in questo senso, anche perché condita da una nota umoristica, è stata quella di Russell al centro del Colosseo. Con la frase: «Sono nel mio vecchio ufficio». Apoteosi. Momento di pura estasi, poco dopo, quello alla Cappella Sistina. Russell ha scritto: «Non credo ci sia al mondo un privilegio più speciale che avere le chiavi della Cappella Sistina e di poter vivere la sua gloria in silenzio. Tanta gratitudine. Sono al servizio di Roma». Un tour da condividere con la famiglia, vivendo magie diffuse. Sfruttando – questo sì – la sua dimensione internazionale (avevate pensato alla dimensione fisica? Questa è un’altra storia). Russell è autentico ma è pur sempre un vip. Logico che per lui si aprano porte solitamente chiuse ai normali visitatori. E così a Crowe è stato consentito di entrare dopo la chiusura in uno dei luoghi della cultura più sacri e al tempo stesso pieni di meraviglia, all’interno dei Musei Vaticani, accompagnato dal custode del mazzo di chiavi più prezioso al mondo. Si è commosso ascoltando la musica suonata dalla banda della Guardia Svizzera, la stessa scelta per il funerale del papà dell’attore. Sua mamma le ha sussurrato: «Vorrei che tuo papà fosse qui adesso».

Sacro e profano, con un pizzico di mistero. Quella formula che piace tanto soprattutto agli americani (basti pensare al successo del “Codice da Vinci”) e che ha portato proprio l’attore di origini neozelandesi a questo viaggio romano. Perché in prospettiva c’è un nuovo lavoro, proprio in questo filone. L’attore sarà Padre Amorth, presbitero e scrittore, l’esorcista morto nel 2016 e reso celebre anche da alcune apparizioni televisive oltre che da interviste apparse sui giornali di tutto il mondo. Un ruolo da protagonista di “The Pope’s esorcist” diretto da Julius Avery, regista del film horror “Overlord” uscito nel 2018. Roma è lo scenario perfetto per parlare di angeli e demoni, bene e male, bellezza e terrore. Russell Crowe ha voluto toccare con mano. Postando poi altre immagini in ordine sparso. Ad esempio una foto della Fontana di Trevi, definita come il suo «luogo più bello del mondo». E poi il video in cui esclama «Forza Lazio!». Insomma, vacanze romane nel senso più profondo per Russell Crowe, cittadino onorario.