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«Racconto le Langhe a chi non conosce tutte le merviglie»

Il libro di Gianni Gagliardo: «La mia generazione ha fatto tanto, i giovani dovranno consolidare»

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Gianni Gagliardo ci ha raccontato la sua ultima opera editoriale, “I segreti delle Langhe”, 192 pagine (Cairo editore). Una sorta di percorso nell’incantevole e affascinante territorio chiamato Langhe, in compagnia di un grande intenditore e innamorato di questi luoghi.

Come nasce l’idea di quest’ultimo suo libro?
«Dal fatto che vuole essere un’unione di aspetti che fanno della Langa un luogo speciale, direi unico. Da molti considerato il posto più bello del mondo. E come dargli torto. Si pensa sempre al Ba­rolo e al tartufo, ma ci sono anche altri gioielli, qui. Mi sono immaginato di raccontare la nostra terra a chi non la conosce minimamente. Ho cominciato presentandomi e, poi, presentando tutti i gioielli, senza dimenticare la Nocciola Tonda Gentile e la Fassona. Ho parlato molto di persone, perché se il luogo è speciale, allora le persone sono altrettanto speciali. Alcuni hanno avuto un successo incredibile, uomini geniali. Qui c’è una forgia di persone che, alla fin fine, si distinguono. La risposta che mi sono dato è che stanno molto sul pezzo, si impegnano senza mai tirarsi indietro, l’impegno diventa bravura e la bravura porta a dei risultati. Un incastro tra le risorse naturali e gli uomini che, di generazione in generazione, hanno tramandato un sapere prezioso. Di etica e modestia. Io appartengo alla generazione che ha accompagnato questo cambiamento delle Lan­ghe, questa evoluzione. Il successo della Langa è partito dagli anni Settanta-Ottanta, soprattutto con i produttori di vino. Definisco il cambiamento come il passaggio da langhetti a langaroli».

Quanti segreti hanno le Langhe?

«Ci sono tantissimi aspetti che al di fuori delle Langhe non si conoscono. I racconti delle streghe, dei settimini, il ruolo dei preti. Ci sono le “lingere”, personaggi estrosi ma molto intelligenti, i grandi scommettitori del “balon”. Un misto di sacro e profano. Passiamo dal grande imprenditore al grande truffatore. Un contesto misto, ma dietro tutto ciò vi è sempre stata grande intelligenza».

La sua prefazione porta la firma autorevole di Aldo Cazzullo.

«Lui è un grande sostenitore di questo mio lavoro. Gen­tilmente, mi ha offerto la prefazione. Molto bella. Ci accomuna questo forte legame che abbiamo con le Langhe. Anche se lui vive lontano e io sono spesso e sono stato spesso in giro, c’è un forte richiamo qui, un attaccamento morboso, ma ovviamente a fin di bene. Il voler fare qualcosa per questa terra credo sia una mission che è innata dentro noi due. Il desiderio di farla conoscere, di parlarne, senza mai stancarsi. Ci ha cresciuti, allora c’è un senso di riconoscenza».

Scrivere cosa significa?
«Ho vissuto tre libri in maniera completamente diversa l’uno dall’altro. Il primo fu un bellissimo passatempo d’estate, molto divertente, inizialmente senza l’idea di pubblicarlo. Il secondo è stato una grande compagnia nei viaggi, per chi viaggia sempre da solo. Scrivere da soli è una bella compagnia. Qui avevo la grande voglia che fosse letto dal pubblico. L’ultimo è nato per far conoscere le Langhe. Informare e raccontare dà ancor più valore aggiunto. Un visitatore, un turista, cresce e ritorna solo se conosce, se è attratto…».

Lei è un importante produttore di vino.

«La famiglia è cresciuta e al timone lascio la new generation. C’è bisogno di innovazione. I nostri figli sono tutti più bravi di noi. Come tanti miei colleghi, sono stato un ambasciatore del territorio, abbiamo girato dappertutto, ci abbiamo messo faccia ed entusiasmo, abbiamo parlato delle Langhe in prima persona. Io e altri abbiamo contribuito, abbiamo fatto il nostro».

Consigli per gli acquisti. Perché leggere il suo ultimo libro?

«Scoprire uno degli angoli più magnifici di questo nostro mondo, ma non in modo su­perficiale. Viene abbastanza naturale a una persona che già conosce voler sapere un qualcosa in più. Ecco, io voglio stimolare questo».

Come possono le Langhe continuare a essere un luogo di grande attrazione e interesse?

«Questo è il dovere della nuova generazione. Noi abbiamo accompagnato una lunga strada di sviluppo, loro dovranno badare alla crescita e al consolidamento. La Langa ha una sacralità che va protetta, va affrontato il cambiamento climatico, posizionando i prodotti al loro giusto posto».

BaNNER
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