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Misteri irrisolti in via poma si aggira il solito fantasma

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• Il mistero di via Poma
Il fatto
Una ragazza sulla spiaggia, in posa per una foto. Il ricordo di Simonetta Cesaroni resta legato a quell’immagine che circola dal 7 agosto 1990, giorno in cui la ventenne fu trovata uccisa nell’appartamento al terzo piano in via Poma numero 2, a Roma (dove oggi c’è un B&B con un grande cuore rosso). Quel caso è rimasto irrisolto
I protagonisti
Il primo accusato fu Pietrino Vanacore, portiere dello stabile dove avvenne il delitto, poi suicida (presunto?) a vent’anni di distanza dal caso. Le indagini hanno quindi coinvolto Salvatore Volponi, datore di lavoro della vittima, Federico Valle che frequentava lo studio del padre nello stesso edificio, e Raniero Busco, fidanzato di Simonetta
La conclusione
Un classico mistero all’italiana: si parlò anche di omicidio voluto dalla Banda della Magliana con il coinvolgimento dei servizi segreti: una pista rapidamente abbandonata. Raniero Busco è condannato a 24 anni, poi assolto in secondo grado: il suo alibi (era al lavoro) trova conferme. La Procura di Roma ha appena riaperto le indagini
Il commento del criminologo
Se manca il “perché”, non si trova “chi”
Un caso molto complicato: le indagini hanno seguito alcune piste che non hanno ancora accertato le responsabilità. Un esempio di attività scientifica e classica. Più tempo passa dal delitto, più è complicato cercare il colpevole. Si conosce in questo caso il “come” è avvenuto il delitto, ma purtroppo non è ancora stato sufficiente per arrivare al “perché”. Una risposta potrebbe aiutare a trovare finalmente il “chi” e quindi indirizzare le investigazioni

• Dov’è Roberta Ragusa?
Il fatto
Dalla notte del 13 gennaio 2012 non si sa che fine abbia fatto Roberta Ragusa, 45 anni, sparita da San Giuliano Terme (Pisa) dove viveva con il marito, Antonio Logli, e due figli. L’uomo è subito accusato, si difende sostenendo che sua moglie avrebbe lasciato volontariamente la famiglia facendo perdere le sue tracce
I protagonisti
Nel contesto di una relazione in crisi, emerge quasi subito la figura di Sara Calzolaio, amica di famiglia, babysitter e dipendente della scuola guida di Logli: con Antonio ha una relazione. La svolta alle indagini arriva con la testimonianza di Loris Gozi, giostraio, che afferma di aver visto Logli spingere a forza sulla sua auto Roberta
La conclusione
Nel 2016 la richiesta dell’accusa è di 30 anni per Antonio Logli: omicidio e occultamento di cadavere. In Cassazione diventano definitivi 20 anni. Recentemente è emersa una nuova ipotesi: la donna è scappata all’estero? Lo sostengono gli avvocati di Logli che hanno annunciato il ricorso in Corte d’Appello
Il commento del criminologo
E le indagini restano bloccate
Il classico esempio di una attività investigativa resa complicata dall’assenza del cadavere.
In questi casi è sempre difficile indirizzare le indagini preliminari poiché dall’eventuale
cadavere si possono ricavare informazioni di natura scientifica e medico-legale che ci dicono che tipo di ferite sono state inferte e soprattutto che arma è stata utilizzata, oltre alla modalità di aggressione. Tutti dettagli rivelatori che qui mancano

 

• Olgiata, la confessione
Il fatto
In una villa dell’Olgiata (zona residenziale a nord di Roma), il 10 luglio 1991, viene uccisa la quarantaduenne Alberica Filo della Torre. Per vent’anni le indagini girano a vuoto, fino a quando la prova del Dna non identifica in Manuel Winston Reyes, l’ex domestico filippino della famiglia, l’autore del delitto
I protagonisti
Il marito Pietro Mattei è al lavoro quando accade l’omicidio. I primi sospetti si concentrano su Roberto Jacono, figlio di un’insegnante di casa Mattei. Sarà scagionato dall’analisi del Dna, così come in un primo momento Reyes. Un’indagine sui fondi neri del Sisde sposta l’attenzione anche su Pietro Mattei, senza alcun seguito
La conclusione
È lo stesso domestico a confessare la sua colpevolezza, dieci anni dopo l’accaduto. Nell’ottobre del 2011, grazie alla sua buo­na condotta, Manuel ottiene la libertà. Pie­tro Mattei assieme ai figli Domitilla e Man­fredi fa nascere la Fondazione Alberica Filo della Torre che fornisce tutela legale nella ricerca della verità
Il commento del criminologo
Quando il colpevole chiude il cerchio
La soluzione del caso, in questo delitto, è stata la confessione del suo autore a distanza di tempo. La confessione in alcuni casi deve essere concretamente valutata e riscontrata in maniera oggettiva, poiché in alcuni delitti si è rivelata solo una copertura per il vero autore o un depistaggio per coprire qualche altra persona. In questo caso invece è stata risolutiva anche in relazione ai risultati scientifici che erano stati ottenuti in passato