La pietra d’inciampo ha trovato la sua collocazione, questa mattina (venerdì 28 gennaio), davanti all’abitazione dove risiedeva Alessandro Schiffer, in via Madonna della Riva 102 in frazione Madonna dell’Olmo (Cuneo). Nel punto in cui venne prelevato il 6 febbraio del 1944, oggi, risplende invece il suo nome, la data di nascita, la data di arresto e quella della morte, neanche un anno dopo, ad Auschwitz. A ricordare il 48enne cuneese, c’era il nipote Riccardo Schiffer insieme alle autorità cittadine, il sindaco Federico Borgna, la vicesindaco Patrizia Manassero, il presidente del consiglio comunale, Alessandro Spedale e l’assessore Cristina Clerico.
Nonostante i rumori del traffico, che a quell’ora del mattino è intenso in via Torino, il pubblico presente alla cerimonia era molto attento durante il racconto dettagliato fatto da Gigi Garelli, direttore dell’Istituto storico della Resistenza di Cuneo, che ha ripercorso la vita e i tragici momenti che hanno colpito la famiglia Schiffer: “dal 3 di dicembre del 1943 iniziò in tutta la provincia, voluto dai fascisti, un rastrellamento alla ricerca degli ebrei da internare. Da Cuneo, Saluzzo e Mondovi circa 27 persone verranno portate al campo di concentramento di Borgo San Dalmazzo. Tra questi ci sarà anche Alessandro, ebreo di origini ungheresi, arrestato e prelevato dai carabinieri qui, nella sua casa, il 6 febbraio 1944 e portato al campo di Borgo”. “La moglie Firmina prova a farlo liberare e cerca di parlare con tutti quelli che possono intervenire nella questione – spiega Garelli – va in prefettura e dice che c’è l’ordine di liberare il marito perché vittima di un errore di persona. Il carabiniere che parla con lei, non fidandosi, chiama la prefettura per trovare conferma alla richiesta, ma non convinto della risposta cerca altre informazioni sul detenuto impedendone di fatto la liberazione. Schiffer nei mesi successivi, passando per alcuni campi di transito italiani, il 24 ottobre 1944 venne deportato al campo di concentramento di Auschwitz dove morì il 10 gennaio 1945”.
La moglie e i figli, hanno raccontato ancora gli intervenuti alla cerimonia, verranno protetti da alcune famiglie in diverse località del cuneese e, alla fine della guerra, torneranno in città per ricostruirsi una nuova vita portando sempre con loro la ferita indelebile della tragica fine di Alessandro Schiffer. Questa pietra d’inciampo, questo piccolo blocco quadrato ricoperto di ottone, sarà un’ulteriore testimonianza per non dimenticare Schiffer e con lui il dramma e la tragedia vissuta dai milioni di ebrei deportati nei campi di sterminio.
La posa è stata promossa dal Comune di Cuneo in collaborazione con l’Istituto storico della Resistenza e della Società contemporanea in provincia di Cuneo “D.L. Bianco”.
(Foto di Chiara Carlini – Ideawebtv)