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«La mia faccia neutra offre tanti spunti»

L’attore alessandrino Massimo Rigo è il “cattivo” di “Doc-Nelle tue mani” e tra i protagonisti di “Non mi lasciare”

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Lo intercetto tra una galleria e l’altra du­rante il suo viaggio in treno da Roma a Lugano. Massimo Rigo, alessandrino doc, attore forgiato dal teatro di prosa di quelli seri, ha appena incontrato un autorevole regista di cinema romano e, a giudicare dal tono con cui me ne parla, pare proprio si siano lasciati dandosi il cinque. Ma per quella scaramanzia assai diffusa tra gli artisti (non è vero ma ci credo o almeno faccio finta) non si sbottona. Nel frattempo sta girando un film per la televisione svizzera, coprotagonista insieme a Paolo Sas­sanelli, altro attore italiano che si divide tra teatro, cinema e tv. Si intitolerà “La tentazione di esistere” e vedrà impegnate anche due altre attrici italiane che arrivano dal migliore teatro: Sara Bertelà ed Euridice Axen.

Una tendenza virtuosa che vivaddio sta prendendo sempre più piede, quella dell’osmosi tra teatro e piccolo o grande schermo…
«Da un po’ di tempo il cinema e la televisione guardano con favore agli attori di teatro. Il teatro ti dà strumenti che poi ti restano. Nel cinema e nella televisione la difficoltà è rendere naturale l’articolazione, un problema che non avevano, per esempio, giganti come Gianmaria Volonté o Mar­cello Mastroianni».

Anche nella serie “Doc-nelle tue mani”, in onda su Rai Uno, ci sono un bel po’ di attori di teatro, im­pegnati tra po­se e ruoli pri­mari. Il suo personaggio, il di­rettore am­mi­nistrativo Um­berto Ca­ru­so, è quello che in teatro si chiamerebbe “antagonista” e che sembra boicottare il doc Andrea Fanti interpretato da Luca Argen­tero. Come si evolve il loro rapporto?
«Dovrei tenere la bocca cucita, ma posso dire che Caruso ha una sua strategia e che tra i due non corre buon sangue».

Questo si era capito ma ci sarà un’evoluzione e se sì di che tipo?

«Ci sarà, per ora il personaggio non ha mostrato ancora la sua completa personalità. È in fase di rodaggio».

E allora?
«Si sa che in televisione vincono i buoni».

D’accordo. E allora come se la passano i buoni di “Non mi la­sciare”, l’altra serie tv anch’essa in onda in questi giorni, sempre su Rai Uno, dove interpreta un ispettore della task force istituita per combattere una rete di pedofili e adescatori di bambini? Un tema forte, purtroppo attuale, l’adescamento di minori in rete.
«Sì, è stato coraggioso da parte della Rai. I buoni faticano tanto specie perché oggigiorno en­tra­re nei meandri infiniti del web è pressoché impossibile. Quin­di è facile perdere le tracce».

Come ci si difende nella vita quotidiana dalla manipolazione del web?
«Credo che la scuola dovrebbe fare qualcosa di più. La rete è uno strumento che va gestito e molto spesso i genitori non sanno fino a che punto possa essere pericoloso né come intervenire».

Lei ha figli?
«Una figlia di vent’anni, quindi cresciuta insieme all’evolversi della rete ma per fortuna non è mai stato problematico gestirla sotto questo aspetto. È musicista, sta per diplomarsi in contrabbasso e la musica è una passione che riempie la vita».

Comunicate anche via etere?

«Certo, specie adesso che è in tournée in Arabia Saudita a suo­nare con l’Orchestra Sinfonica di Asti e Andrea Bocelli. Mi manda delle foto molto bel­le».

Complimenti. A proposito di passioni, la sua passione per il teatro quando è nata?

«Relativamente tardi. Avevo già 23 anni e facevo il disk jockey in discoteca. Grazie a un amico ho incominciato a frequentare il corso di teatro al comune di Alessandria da cui sono passati tanti attori alessandrini, una cosa seria, impegnativa».

E poi?
«E poi sono andato a Genova e ho cominciato a lavorare con lo Stabile, con Marco Sciac­caluga, Jurij Ferrini, Massimo Mesciulam».

Quali sono i suoi autori di riferimento?

«Shakespeare, innanzitutto, di cui ho interpretato “Cim­bellino”, “Racconto d’inverno”, “La dodicesima notte” e poi amo la drammaturgia contemporanea inglese e irlandese, l’umorismo tipico, che ti permette di creare dal nulla».

Tornando al cinema, ha fatto parte di film forti, gialli, thriller. Penso a “La ragazza nella nebbia” di Donato Carrisi, con Toni Servillo, Jean Reno, Alessio Boni e anche a “The Nest” di Roberto De Feo. Eppure non ce l’ha la faccia da pericoloso.

«Ne “La ragazza della nebbia” ero un poliziotto sfaticato che rimaneva impresso e che chiedeva “ci pagherete uno straordinario?”. Forse la mia fac­­­cia neutra aiuta perché si presta a più interpretazioni. Fare il cattivo con la faccia da cattivo è scontato, mentre una faccia da ragioniere offre più spunti».

Da nebbia a nebbia, parliamo di Alessandria, la sua città nebbiosa da cui ha dichiarato che non se ne andrebbe mai.
«Il clima, la nebbia appunto, la pioggia, la pianura sono tutte cose entrate dentro di me. Mi trovo benissimo e mi piace perdermi in lunghe passeggiate, anche a cavallo, nella pianura. Ne ricordo una di qualche anno fa, con un amico, in mezzo alla neve. Un limbo bianco, totale».

Come in un romanzo russo di fine ottocento. Cosa legge e cosa preferisce?
«I classici russi sono tra le mie letture, Celine de “Il viaggio al termine della notte”, sto leggendo Haruki Murakami, tut­to, un po’ per volta. Recen­te­mente ho apprezzato “Il treno dei bambini” di Viola Ardone e l’autobiografia di Woody Allen, “A proposito di niente”».

Un sogno nel cassetto?

«Ritirarmi un giorno in un casale nell’alto Monferrato come un eremita, magari con un cane. Non sono un misantropo, ma amo la solitudine».

BaNNER
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