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L’opinione di Giulio Tremonti

«L’errore per l’Italia fu di non pretendere anche la banconota da un euro. Dovevamo fare come gli usa con il dollaro, invece si preferì pensare alle monetine»

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IL FATTO
I venti anni dell’euro hanno riaperto il dibattito sulla moneta unica e sulle modalità con cui fu proposta. ma perché
gli italiani fecero così fatica a staccarsi dalla lira?

L’euro ha compiuto venti anni. Tanti ne so­no passati da quando la moneta comunitaria fu introdotta nell’uso quotidiano prendendo il posto, in Italia, della lira. Non fu semplice abituarsi al cambio di valuta e, del re­sto, c’è ancora oggi qualcuno che si ostina a ra­gionare in lire per capire meglio il valore di un acquisto.
Fu subito chiara una cosa: bisognava fare attenzione. Il premier Prodi annunciò entusiasta che si sarebbe aperta un’epoca felice per gli italiani, i quali, alla lun­ga, avrebbero guadagnato di più lavorando di me­no, grazie agli effetti be­nefici della moneta condivisa dalla Banca Euro­pea. Gli effetti immediati però evidenziarono grandi difficoltà di adattamento e og­gi, alla luce di tutte le problematiche emerse nel frattempo in generale sul pia­no economico, è davvero difficile non pensare che quella sull’euro sia stata una profezia al contrario.
Giulio Tremonti, ex ministro dell’Economia nel Go­verno Berlusconi, re­cen­temente ha fatto notare, an­che se a bocce or­mai fermissime, un errore pratico che fu commesso al­l’epo­ca.
«L’errore per l’Ita­lia fu di non pretendere an­che la banconota da un euro», questo il suo commento. Potrebbe sembrare un dettaglio di poco conto, ma non lo è: «Se vuoi fare una moneta globale, allora fai come il dollaro che ha la banconota da un dollaro». Mentre in Italia ci si concentrò completamente su altro: «Da noi la scelta fu quella delle monetine». Chi non ricorda la grande enfasi con cui furono presentate le monetine da 1 e 2 centesimi con i simboli delle città, ad esempio quelle della Mole Anto­nel­liana?
Tornando a Tre­monti, l’ex Ministro spiega perché si trattò di una questione che incise negativamente sul passaggio dalla vecchia alla nuova moneta: «L’Ita­lia non era pronta all’uso di monete dal grandissimo valore… Adesso sento an­che il presidente Prodi di­re: ci volevano i cartellini dei prezzi nei negozi non per due mesi, ma per sei mesi».
Un’altra questione molto dibattuta in quel periodo, perché i cittadini fecero fa­tica a prendere confidenza con l’euro e spesso, magari, spesero più di quanto avessero previsto.
Così sostiene l’ex ministro Giulio Tremonti: «Io ricordo che la gente lasciava un euro sul piattino del caf­fè come mancia. Ri­cordo anche che lasciava la stessa mancia sui piattini delle toilette negli autogrill». Un euro dove prima, molto spesso, c’erano le cento lire.
«L’economia non è fatta dai negozi, è fatta soprattutto dai servizi e in quel mondo 10 milioni di fatture sono diventati di colpo 10mila euro, cioè il doppio. Una delle altre cose sballate dell’euro».

BaNNER
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