Presentato il VI Dossier delle carceri piemontesi: la situazione di Cuneo tra problematiche strutturali ed emergenza pandemia

Il garante regionale per i detenuti, Bruno Mellano, ieri presso la Sala Giolitti della Provincia, ha illustrato la situazione degli edifici carcerari tra passato, presente e futuro, nella tavola rotonda alla presenza di Borgna, Manassero, Valmaggia, Prandi e Allemano

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Finalmente quest’anno le carceri italiane avranno l’opportunità di essere oggetto di una serie di importanti finanziamenti che potranno riqualificare per la prima volta, edifici costruiti molto spesso in altre epoche storiche e con altre esigenze operative”, con queste parole Bruno Mellano, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Piemonte, ha presentato ieri pomeriggio a Cuneo, presso la Sala Giolitti del Provincia, il “VI Dossier delle Criticità strutturali e logistiche delle carceri piemontesi”. Erano presenti anche il presidente della Provincia di Cuneo e sindaco del capoluogo, Federico Borgna, l’assessore comunale ai Servizi Sociali, Patrizia Manassero, i garanti di Alba, Alessandro Prandi, di Cuneo, Alberto Valmaggia e di Saluzzo, Paolo Allemano

La descrizione che è stata fatta delle quattro strutture penitenziarie cuneesi, è stata chiara e dettagliata. Dagli interventi dei relatori sono apparse evidenti le carenze strutturali e le limitazioni degli spazi che, se riqualificati, potrebbero diventare risorse per altri utilizzi e attività. Le criticità strutturali e logistiche dei quattro carceri sono state ancora più accentuate dall’emergenza pandemica che richiedeva spazi e aree dedicate, come ha denunciato lo stesso Mellano in più occasioni negli ultimi anni.


La crisi di questa stagione storica che stiamo vivendo – ha spiegato Mellano aprendo la conferenza – può rappresentare una vera e radicale opportunità di cambiamento. Ai fondi propri del Ministero per la manutenzione annuale ordinaria e straordinaria, meno di 4 milioni di euro l’anno, si è raggiunta con molta fatica la dotazione di 48milioni. Ma non solo. A questi si aggiungeranno i fondi europei complementari al Piano nazionale di ripresa e resilienza che ammontano a 132,9 milioni di euro per un totale di circa 180 milioni da dedicare ad interventi strutturali mirati per numerose realtà di detenzione penale. Se non ora quando sarà il momento del cambiamento?”.

Infatti – come ha sottolineato più volte il garante regionale – questa è un’occasione unica che non va sottovalutata o, peggio ancora, persa”. “I tempi, le modalità, i progetti, l’operatività e la visione – è l’appello lanciato da Mellano – saranno gli elementi decisivi affinché dal ministero partano interventi indispensabili, urgenti e che sappiano guardare al futuro delle carceri italiane”.

Quel futuro fatto di opportunità formative, inserimento lavorativo e riscatto sociale che in alcune strutture della Granda è già realtà come ha ricordato il garante dei detenuti del capoluogo, Alberto Valmaggia: “il dossier denuncia una serie di problematiche innegabili, ma questo incontro può anche essere l’occasione per valorizzare anche i lati positivi e i punti di forza delle nostre strutture”. A Cuneo ad esempio la formazione scolastica è promossa in tutte le sue forme e a tutti i livelli – ha detto Valmaggia – dal sostegno a conseguire i corsi di scuola dell’obbligo alla formazione specifica come la scuola edile o il diploma alberghiero. Tutti strumenti che permettono una futura integrazione nel tessuto sociale e per i quali dobbiamo ringraziare e valorizzare il volontariato che a Cuneo svolge un ruolo fondamentale come collegamento tra carcere e territorio”. Il carcere di Cerialdo di Cuneo, come è stato evidenziato in conferenza stampa, è una struttura di massima sicurezza con un reparto dedicato ai detenuti in regime di 41bis, il cosiddetto carcere duro varato nel 1992 dopo le stragi di mafia di Capaci e di via d’Amelio e che oggi conta circa 46 presenze su un totale di 227. Se riqualificata, l’intera struttura potrebbe ospitare fino a circa 400 persone e circa 90 in 41bis.

Sulla stessa linea anche il garante dei detenuti di Saluzzo, Paolo Allemano, che ha spiegato come la Casa di reclusione di alta sicurezza di Saluzzo, nonostante alcune importanti criticità strutturali e organizzative, sia diventato negli anni anche un luogo di formazione importante, anche universitaria, che fornisce nuove opportunità di rilancio per molti detenuti. “Inoltre – ha detto Allemano – il laboratorio di pasticceria e panificazione interno al carcere ha fornito competenze ed opportunità importanti ad alcuni detenuti che, grazie a questa nuova professionalità,  hanno avuto reali possibilità di reinserimento nella società”.

Su 13 istituti penitenziari presenti in Piemonte e oggetto del dossier, più l’Istituto penale minorile di Torino, ben 4 sono presenti nella Provincia di Cuneo. Oltre alla Casa circondariale del capoluogo, con una capienza di 278 persone e il reparto di massima sicurezza 41 bis e che denuncia importanti problemi strutturali che potranno migliorare la qualità della vita di detenuti e guardie, c’è la Casa di reclusione “Montalto” di Alba con una capienza di 33 persone, ne ospita oggi 40 nonostante gli spazi non sufficienti a causa dei lavori sul padiglione centrale fermi da quasi 6 anni. La struttura di Fossano a “custodia attenuata” è dedicata ai detenuti a fine pena e oggi conta 93 presenze per una capienza regolamentare di 133, e infine il Carcere di “alta sicurezza” di Saluzzo con 395 attuali presenze, ma con una capienza che può arrivare alle 485 unità che si candida a centro formativo regionale insieme a Torino. Il dossier verrà inviato al ministro di Grazia e Giustizia, Marta Cartabia.

Sempre sul fronte dei numeri, ma in ambito sanitario, la pandemia da covid-19 nei quattro carceri di Cuneo è stata contenuta e gestita agevolmente grazie a delle aree di isolamento predisposte per tempo. Altro fattore positivo da valorizzare, per Mellano è sicuramente l’alto numero di vaccinazioni effettuate con il doppio ciclo che ha raggiungo oltre il 90% tra detenuti e guardie carcerarie, “ma devono essere attivate le terze dosi con il più in fretta possibile”, come ha sollecitato il garante. Ad oggi non si registrano casi nel cuneese, ma questa quarta ondata con la variante omicron sta allarmando le strutture di Torino e Asti. Quest’ultima, solo pochi giorni fa, ha segnalato un focolaio di contagi che ha colpito oltre un terzo dei presenti (107).

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