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«Il tennis italiano si è conquistato un posto al sole»

Le riflessioni dell’albese Gianni Ocleppo, ex Top 30 e presidente del Comitato d’onore delle Atp Finals

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Nei giorni scorsi, tracciando un bi­lancio del 2021, The Eco­no­mist ha dedicato all’Italia la propria copertina, definendola “Paese dell’anno”. L’autore­vole settimanale d’informazione politico-economica, tra le varie motivazioni addotte per questa celebrazione, non ha potuto fare a meno di citare i tanti trionfi sportivi a tinte azzurre, che hanno costellato tutto l’anno solare. Tra questi, anche quelli riguardanti lo sport che ha fatto maggiormente battere i cuori italiani e, in particolare, piemontesi: il tennis. Ne abbiamo parlato con l’albese Gianni Ocleppo, ex professionista e presidente del Comitato d’onore delle Nitto Atp Finals, l’evento che ha incoronato Torino come capitale del tennis mondiale.

Presidente Ocleppo, il 2021 è, per l’Italia, l’anno del tennis?
«Assolutamente sì, perché mai, almeno da quarant’anni a questa parte, si erano avuti così tanti giocatori forti insieme, capaci di conquistare così tanti trofei prestigiosi in un solo anno solare».

Avrebbe mai pensato di vedere l’Italia del tennis così in alto?
«Credo di poter dire di sì e per molteplici ragioni. Da un lato, c’è l’incredibile merito della Federazione e dei suoi tecnici, che hanno lavorato per il miglioramento medio della qualità del nostro gioco, investendo risorse economiche importanti. Dall’altro, c’è una sorta di congiunzione astrale che ci ha permesso di assistere all’esplosione di molti talenti. Senza capitale umano, anche lavorando al meglio non è facile ottenere risultati».

Quindi cos’è mancato finora?
«Forse proprio la fortuna di trovare individualità pronte per restare tra i grandi. Dagli anni Ottanta in poi, per troppo tempo abbiamo visto crescere ragazzi con qualità tecniche im­portanti, ma non pronti a reggere psicologicamente l’urto di uno sport che ti impone di giocare sempre ad alti ritmi e con pressione massima».

Oggi possiamo sognare?
«Direi proprio di sì e mi spingo oltre: se la fortuna li accompagnerà, consentendo loro di avere una buona condizione fisica, Jannik Sinner e Matteo Berrettini hanno le carte in regola per vincere uno Slam già nel 2022. Anzi, se Matteo non avesse incrociato per l’ennesima volta sulla sua strada Djokovic, che ritengo essere il più forte di sempre, oggi avrebbe già in bacheca la coppa di Wimbledon. E anche nella prossima edizione della Coppa Davis, penso che tutti dovranno temerci…».

Che effetto le ha fatto vederli giocare a Torino, tra i più grandi del mondo?
«È stato bellissimo. Per quanto mi riguarda, il ruolo di presidente del Comitato d’onore ha rappresentato una grande gratificazione, per la quale ci tengo a ringraziare il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e il presidente della Federtennis Angelo Binaghi. Torino e i piemontesi, invece, hanno dimostrato di andare oltre il luogo comune: altro che pubblico freddo e distaccato! Il tifo si è fatto sentire, ma sempre con toni rispettosi. Penso che per ricordare un momento in cui gli italiani si emozionarono così tanto per la racchetta, bisognerebbe tornare indietro all’ultimo lustro de­gli anni Settanta, quando si potevano contare cinque cam­­pioni nella Top 30 mondiale».

E tra quei cinque c’era anche lei, che proprio in questo 2021 ha festeggiato i quarant’anni dal suo trionfo all’Atp di Linz…
«Un successo di cui vado orgoglioso, in un’epoca di grandi campioni. In finale, affrontai e superai Mark Edmonson, l’ultimo vincitore australiano in singolo dell’Australian Open (nel 1976, ndr) e che quell’anno lo aveva vinto nel doppio. Io ero in fiducia, perché reduce dalla grande prestazione contro Borg, il più forte che ho affrontato, a Milano».

Dopo decenni, proprio nel 2021 Lorenzo Sonego ha superato il suo record, divenendo il piemontese ad aver raggiunto la più alta posizione nel ranking mondiale (21esima, contro la 30esima di Ocleppo nel 1979). Un po’ le dispiace?
«No, anzi, gliel’ho anche detto pubblicamente (ride, ndr). Lorenzo è la punta di diamante di un movimento piemontese che ha costruito tanto e oggi vanta cinque giocatori tra i pri-mi 400 del mondo, tra i quali mio figlio Julian».

A proposito di suo figlio, cosa si aspetta da lui?
«Mi aspetto solo che si possa divertire. Ha grandi qualità, ma non è stato fortunatissimo. La doppia operazione al polso lo ha tenuto ai box per venti mesi, limitandone l’attività. Con il 2022, dovrebbe tornare in campo. Gli auguro solo di poter continuare a giocare con la giusta spensieratezza».

E il suo 2022?
«Sarò ancora al timone del Comitato d’onore delle Nitto Atp Finals, almeno fino al 2025. Il prossimo anno contiamo di poterci muovere di più sul territorio, coinvolgendo an-che la provincia di Cuneo. Nel 2021 abbiamo avuto spettatori provenienti da 62 paesi del mondo. Puntiamo a fare ancora meglio!».

BaNNER
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