Alto contrasto | Aumenta dimensione carattere | Leggi il testo dell'articolo
Home Articoli Rivista Idea L’ultima zarina

L’ultima zarina

L’italiana Rebecca Virginia Bettarini sposa il Granduca George, discendente di Nicola II: una favola sfarzosa raccontata dai media di tutto il mondo, ma, in fondo, una storia d’amore semplice e bella

0
229

Oltre cent’anni dopo lo sterminio dei Romanov, vittime della furia bolscevica, San Pietroburgo festeggia il matrimonio imperiale d’un discendente: dalla tragedia dello zar Nicola II, assassinato con la moglie e i cinque figli, alla gioia del granduca George Mikhailovich, erede al trono che nella cattedrale di Sant’Isacco impalma la bellissima Victoria Romanovna.
A fermarci qui, personaggio sarebbe lo sposo, figlio del principe prussiano Francesco Guglielmo di Hohenzollern e della granduchessa Maria Romanova, nato a Madrid quarant’anni fa, cresciuto tra Spagna e Francia, entrato in Russia per la prima volta nel 1992 con il nonno Vladimir Kirillovich, nel curriculum un prestigioso incarico al Parlamento Europeo. Il legame con lo Zar è diretto: mamma Marta è nipote del granduca Kirill Vladimirovich, cugino di Nicola II che fuggì durante la rivoluzione dichiarandosi imperatore in esilio.
Invece, personaggio è la sposa. Scelta anche per italico orgoglio. Perché Victoria è il nome adottato dopo la conversione alla fede ortodossa, in realtà si chiama Rebecca Virginia Bettarini ed è figlia dell’ambasciatore italiano in Belgio, Roberto, ha un passato da scrittrice e oggi dirige la Fondazione Imperiale Russa.
Il suo sorriso ha fatto sognare non soltanto la città che fu cuore della Russia imperiale, la prima in cui la famiglia è tornata, scelta oltre che per la bellezza storico-architettonica per questo suo profondo significato, e il mondo attraverso media d’ogni tempra, dalle riviste di gossip all’austera Bbc. La fiaba è sua, condivisa con duemila ospiti d’altissimo lignaggio tra cui cinquanta reali provenienti da diversi Paesi europei: da Sofia di Spagna a Lea del Belgio, dai duchi di Kent ai principi del Liechtenstein, da Leka d’Albania a Simeone di Bulgaria. Studiava, Rebecca, quando conobbe George in una festa aristocratica a Madrid, l’ha ritrovato a Bruxelles dove entrambi lavoravano: lei per una grande realtà aerospaziale italiana, lui per un colosso minerario russo. George confidò il progetto di una fondazione dedicata alla storia della famiglia e Rebecca si offrì di aiutarlo, poi un crescendo di sguardi, di affinità colte e battiti accelerati, vissuti però con una semplicità che allontana etichette, blasoni e nobiltà: «Gli amori sono difficili da spiegare, succedono e basta: adesso sogno dei figli», ha raccontato Rebecca al Corriere della Sera, felice del ruolo e consapevole delle responsabilità, ma radiosa ed emozionata come qualsiasi ragazza al mondo, principessa per un giorno e non, come lei, per sempre. «Il titolo è Altezza imperiale», afferma sorridendo, «ma bisogna andare al significato profondo delle parole: principessa deriva da princeps, princìpi, e sono i valori che condividiamo io e mio marito. Su questo ci siamo incontrati, amati». Una fiaba narrata attraverso la lista vip di invitati, la cena di gala, il ballo sfarzoso, la storia spezzata di una famiglia imperiale e la speranza di un casato che proseguirà, ma prima di tutto una fiaba d’amore. Identica a ogni ragazza del mondo, perché George è l’ultimo Zar ma, in fondo, un principe azzurro.

BaNNER
Social media & sharing icons powered by UltimatelySocial