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«Cuneo sorprende crea connessioni rapidamente»

Il giovane originario di Borgo San Dalmazzo Kevin Giorgis racconta l’esperienza che lo ha portato a ideare una startup di successo

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Il Cuneese è un mondo costituito da tante ani­me. Se da un lato, a uno sguardo superficiale, que­­sto territorio può sembrare ancorato alle sue tradizioni e a uno sviluppo legato ai settori tipici della nostra terra, in realtà, mettendo un po’ più a fuoco, ci si accorge che la pentola sobbolle ormai da un po’. Stanno arrivando (o sono già arrivate?) nuove energie ad ac­­compagnare il futuro di quella Cuneo che sarà anche, come diceva il Carducci, “possente e paziente”, ma in cui ormai l’innovazione emerge prepotentemente in tanti settori. Kevin Giorgis è un pezzo di questa storia: 24 anni, di Borgo San Dalmazzo, ha fondato Wyblo, una startup, ov­vero un’azienda innovativa, emergente, che si sta rita­glian­do uno spazio sempre maggiore nei panorami aziendali. «Prima del business, però, vengono le persone», ci ricorda Giorgis.

Kevin, il curriculum sembra già notevole, nonostante la giovane età. Ci racconta il suo percorso?
«Dopo aver frequentato ragioneria alle superiori di Cuneo, sono andato a studiare a Bo­logna. Nell’ambito di quell’esperienza, ho avuto l’occasione di trascorrere un periodo di studio in California fino a che non sono tornato in Ita­lia per laurearmi. Al momento, sto frequentando un ma­ster all’Università di San Gallo, in Svizzera, in Inter­national Management».

Torna spesso a Borgo San Dalmazzo?
«In realtà non molto, circa due volte l’anno».

E la sua famiglia come vive questa sua esistenza in continuo movimento?
«Continua a supportarmi, co­me ha sempre fatto, in tutti i modi possibili. E di questo non posso che ringraziarli».

Provi a spiegare a un pubblico profano che cos’è Wyblo.
«Wyblo è un servizio rivolto alle aziende che si occupano di corsi di formazione avente due scopi principali: da un lato, migliorare il feedback, il meccanismo di dialogo tra coloro che seguono i corsi e chi li gestisce in modo da garantire un rapporto attivo e proficuo per entrambi; dall’altro, cercare di digitalizzare tutti processi, dalle iscrizioni allo sviluppo dei contenuti, per poter dare vita a un servizio sempre più agevole e snello. In concreto, se un’azienda si rivolge a noi tentiamo di migliorare l’intera esperienza legata alla formazione».

E da quanto siete “in pista”?
«Wyblo è nata a settembre del 2020, da un un’idea sviluppata insieme a un mio amico bolognese. Oggi, oltre a noi due, ci sono otto collaboratori, tutti under 30».

Come vi immaginate tra un anno?
«Al momento abbiamo finanziamenti per i mesi a venire, ma sarà decisivo naturalmente vedere come riusciremo a convogliare ulteriori investimenti. Puntiamo comunque ad aumentare i clienti e ad avere un team soddisfatto. Nell’ordine, penso che prima di tutto vengano le persone, poi il business; e, in parallelo, chiaramente, la qualità del prodotto e la capacità di at­trarre fondi».

Voi eravate partiti pensando di offrire un servizio dedicato esclusivamente al mondo uni­­versitario. Che cos’è cambiato durante il percorso?
«Continuiamo naturalmente a collaborare con gli ambienti accademici, ma ci siamo resi conto che le tempistiche, in quegli spazi, sono decisamente superiori a quelle del privato. Abbiamo avuto l’occasione di relazionarci con delle aziende e abbiamo raccolto la sfida, consci del fatto che una startup, per sopravvivere, ha bisogno di risposte rapide».

Pensa che il settore universitario italiano sia più in difficoltà rispetto a quello di altri paesi?

«Non necessariamente. Ci sono dei tempi fisiologicamente diversi di risposta perché gli obiettivi sono di altro tipo rispetto al mondo del privato, ma credo che il livello sia generalmente molto buo­no».

Dove vi trovate fisicamente per lavorare?
«Il nostro team è strutturato per poter lavorare online: infatti il 60% di noi opera da casa o, comunque, nel luogo in cui si trova. Dopo un periodo tra Emilia Romagna, Toscana e Sicilia, quattro del gruppo si sono spostati a Budapest, in Ungheria. Ci siamo resi conto che non avevamo bisogno di un posto specifico per la nostra attività e così abbiamo deciso di partire da una realtà economicamente più sostenibile. Siamo, in sostanza, dei nomadi digitali, pronti a spostarci ovunque; tuttavia il legame con la mia terra non si è mai interrotto».

Ritiene che il Cuneese sia sufficientemente dinamico per le aziende come le vostre?
«Devo dire la verità: Cuneo mi ha sorpreso. È un luogo dove le connessioni si creano rapidamente e lo sviluppo è molto più impetuoso di quello che può sembrare a un primo sguardo».