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«C’è una grave e generalizzata carenza di medici»

Parla Giuseppe Guerra dell’asl cn1

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“Green pass” obbligatorio per tutti i lavoratori con nuove regole e sanzioni, cosa comporta a livello sanitario locale? Dall’inizio dell’emergenza Covid-19, sono state molte le scelte fatte a livello di riorganizzazione del personale e priorità dei servizi all’interno dei diversi distretti; la maggior parte delle visite ambulatoriali e diverse attività operatorie hanno visto la sospensione per quasi un an­no e mezzo, causando così il protrarsi dei tempi d’attesa e l’aumento dei pazienti nelle liste. Il personale medico scarseggia, i concorsi scadono senza adesioni e i medici di famiglia non si insediano nei posti a disposizione. Abbiamo discusso di tutte queste difficoltà con il direttore generale dell’Asl Cn1, Giuseppe Guerra, nonché presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Cuneo.

Con le recenti delibere ri­guardanti il “green pass”, quali sono e saranno i riflessi sui centri vaccinali cuneesi?
«Diciamo che queste nuove direttive prorogheranno il rientro del personale nelle strutture ospedaliere, essendoci un nuovo flusso di vaccinazioni. Al momento stiamo concludendo il secondo ciclo vaccinale ed è attivo l’accesso diretto per coloro che compiono il dodicesimo anno d’età. Inoltre, per in­centivare e facilitare il più possibile le vaccinazioni e le nuove adesioni, la Regione Piemonte ha prorogato al 30 settembre l’accesso diretto per tutte le fasce d’età: da noi l’attuazione del piano è prevista in tutti i centri ad esclusione della caserma Vian a Cuneo. C’è stata una buona risposta nella fascia 12-19 anni, ora attendiamo i lavoratori pubblici e privati».

In quest’ultimo anno e mezzo di pandemia le liste d’attesa sono lievitate, quali sono le misure che adotterete per affrontarle?
«Abbiamo definito un piano per la Regione: da inizio ottobre aumenteremo le sedute operatorie per il cosiddetto “abbattimento di li­sta”, questo per dare un impulso a tutte quelle patologie che erano state “dimenticate” e riuscire a incidere sui tempi d’attesa. Questo piano regionale prevede un finanziamento per le Asl, ma anche una quota destinata al privato: contrattualizzeremo quindi anche delle realtà esterne nel caso ci siano pazienti che aspettano da troppo tempo».

Presso l’ospedale di Sa­vi­gliano per alcuni servizi non è più garantita la figura di ri­ferimento. Per quale motivo?

«Mancano i medici. In questo momento abbiamo delle convenzioni esterne verso cooperative, che riguardano: medicina d’urgenza (pronto soccorso), rianimazione, ginecologia, pediatria. Non andiamo a toccare l’attività ordinaria, ma andiamo a coprire le “guardie”, ovvero dove c’è il turno di guardia fisso la notte, le dodici ore secche, a noi serve a­vere una copertura. Chiara­mente nel momento in cui sul mercato di medici non se ne trovano ci sono solo poche possibilità: o si chiede ai presenti in carica di fare turni aggiuntivi fuori orario di servizio e se non sono sufficienti si aprono tutte le convenzioni possibili con altre Asl e strutture piemontesi, oppure se anche così non si risolve, in extrema ratio per coprire i turni di guardia si va sulle cooperative che, ripeto, si possono solo adoperare per settori di emergenza».

La carenza di medici è preoccupante?
«Decisamente. La mancanza è forte sul territorio, con una notevole carenza di medici di famiglia e una crescente difficoltà ad andare a coprire quelle posizioni, ma anche sull’ospedale. Si pensi che all’ultimo bando per internisti di medicina non ha risposto alcun candidato. Quindi bisogna i­niziare a pensare che la situazione è molto critica, se mancano i medici cosa facciamo? Il dipartimento di prevenzione ha assorbito davvero tante, forse troppe risorse».

Quali sono i presupposti affinché si possa ripartire?

«Stiamo attraversando un mo­mento critico e di transizione; se la pandemia dovesse progredire si andrà in una direzione, se co­me invece ci auguriamo regredisse, si andrà in tutt’altra, l’importante è che tutti, in ogni caso, si ingrani la stessa marcia».

BaNNER
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