“Bezos” dalle stelle

Il fondatore di Amazon Jeff Bezos inaugura il turismo spaziale: nuova frontiera d’un genio visionario, balocco per ricconi e sogno proibito di noi popolo. Nemmeno potremmo Permetterci una terza classe stile vecchi transatlantici

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Tutto perfetto. Tempi, funzionamento, emozioni. Una navicella, per la prima volta nella storia, ha portato passeggeri “non astronauti” nello spazio, oltre la soglia dei cento chilometri. Undici minuti di fantascienza, trasformata in realtà da Jeff Bezos, fondatore di Amazon e pure di Blue Origin, compagnia per il turismo tra le stelle. Il debutto, dopo quindici voli sperimentali, nel giorno dell’anniversario dell’allunaggio di Apollo 11 e a bordo della New Shepard, che prende nome dal primo statunitense a entrare nello spazio: a bordo lo stesso miliardario texano, suo fratello e due rappresentanti d’opposte generazioni, un 18enne figlio d’un miliardario, Oliver, e una 82enne pioniera dell’aviazione americana, Wally, già selezionata in gioventù per una missione nell’atmosfera, detentori adesso del record di persona più giovane e anziana mai salita lassù.
Il papà facoltoso del giovincello ha vinto un’asta, pagando il biglietto 28 milioni di dollari e così garantendosi il pacchetto tutto compreso: razzo, sgancio, navicella, addio gravità, vista sul pianeta, atterraggio. In fondo, come qualsiasi vacanza organizzata, con la differenza che l’appiattimento sfuma: si torna al tempo dei ricchi con le testimonianze dei viaggi sui bauli e le fotografie da ostentare in noiose serate al ritorno, mentre il popolo ignorava la va­canza, pochi azzardavano un’umile villeggiatura, e ora invece qualsiasi precario, studente, disoccupato e sottopagato esibisce sui social scorci di spiaggia o di monti, lembi di mondi lontani.
Lo spazio non sarà per tutti. Certo non nell’immediato. Poi magari succederà come gli aerei che costavano un occhio e per i più erano inarrivabili, difatti l’Italia la sorvolavano pochi eletti e gli altri dondolavano su treni affollatissimi. Non si può manco sperare, d’altro canto, che il buon Bezos s’inventi una terza classe come sui transatlantici d’un tempo, che tanto, visti i costi, nemmeno quella potremmo permetterci. Diciamo che noi popolo continueremo a nutrire le sue fortune con piccoli acquisti su Amazon, l’esatto contrario del rampollo a bordo che giura di non aver mai ricevuto un suo pacco.
Siamo anche un poco invidiosi, ammettiamolo, si capisce già dalle battute social: c’è chi ridacchia per la forma del razzo, greve, e chi più fine ironizza sulla buona stella dell’ex signora Bezos che dopo aver incassato un assegno di divorzio, fantascientifico pure quello, si ritrova per giunta l’ex marito fuori dal pianeta. Più in profondità, l’invidia si capisce dai commenti ai commenti di Bezos, il quale, dopo l’atterraggio, ha parlato di “più bel giorno della sua vita”. Ma come, hanno storto il naso a frotte? Più di quando un figlio ha mosso i primi passi? Di quando è sbocciato un amore? La verità è che questi sono giorni bellissimi per tutti, anche per noi proletari, mentre lo sguardo sulla terra, astronauti a parte, appartiene per adesso a quattro persone. Eppoi, al di là dell’emozione provata, essendo il volo una sua idea, era il giorno bello perché la realizzava, o perché si voltava indietro e pensava a quando, nel ’94, decise di mollare il lavoro per fondare una libreria online con sede nel garage di casa. O forse Bezos guardava già avanti, immaginando oltre il business turistico le colonie spaziali, ché gli uomini capaci di cambiare il mondo sono visionari in servizio permanente effettivo.