Patrizia Sandretto Re Rebaudengo ci racconta del Parco d’arte sulla Collina di San Licerio a Guarene

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Patrizia Sandretto Re Rebaudengo (Photo_Riccardo Ghilardi Contour by Getty Images)

Il Parco d’arte Sandretto Re Rebaudengo sulla Collina di San Licerio a Guarene, a ingresso libero, è un luogo dove la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta le installazioni all’aria aperta, tra i filari di una vigna di Nebbiolo, i salici, le querce e i cipressi.

Abbiamo contattato Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, per un commento sul Parco: “La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo è stata costituita nel 1995 e ha aperto la sua prima sede nel 1997 a Guarene. Sento un legame molto profondo con il Roero, con il suo paesaggio, i luoghi, le persone, la sua storia. Dal 1997, Palazzo Re Rebaudengo, dimora settecentesca della famiglia di mio marito Agostino, è diventato un crocevia, un luogo d’incontro di artisti, curatori e collezionisti di tutto il mondo, uno spazio per mostre, pensato per accogliere le comunità locali e i visitatori italiani e stranieri. Fino al 1 agosto Palazzo Re Rebaudengo ospita la mostra Prima che il gallo canti, il cui titolo deriva dal libro che contiene due novelle di Cesare Pavese, Il Carcere e La Casa in Collina. Le opere della Collezione Sandretto Re Rebaudengo sono esposte oltre che a Palazzo Re Rebaudengo, anche in alcune chiese (Chiesa della SS. Annunziata, Chiesa di San Rocco, Edicola Cascina di Sant’Antonio), e nelle ex prigioni di Guarene. Il 2 ottobre inaugureremo la mostra conclusiva della quattordicesima edizione di una Residenza per curatori stranieri. Ogni anno invitiamo tre curatori o curatrici provenienti dalle più importanti scuole curatoriali del mondo a viaggiare per tre mesi in tutta Italia e a visitare artisti nei loro studi, nelle gallerie e nei musei. Al loro ritorno, curano una mostra con opere di artiste e artisti che hanno conosciuto durante il loro tour italiano.

Il Parco d’Arte Sandretto Re Rebaudengo sulla Collina di San Licerio è nato nel 2019 con l’obiettivo di creare un dialogo tra arte, territorio e natura. Il Parco è aperto gratuitamente al pubblico e contribuisce ad arricchire l’itinerario dell’arte contemporanea nelle Langhe, Roero e Monferrato, meraviglioso territorio Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Nel Parco l’arte contemporanea convive con il selvatico e il coltivato. Abita fra i castagni, le querce, i cipressi, le file ordinate dei giovani salici nani e accanto ai filari di una vigna di Nebbiolo, da poco messa a dimora e dalla quale è stato prodotto il nostro primo vino rosato. Ogni anno le etichette delle bottiglie verranno ideate e realizzate da artisti e artiste. Un viale conduce al belvedere, affacciato su un panorama che guarda alla Langhe e al Roero e si estende a perdita d’occhio fino alle montagne. L’arte, insieme alla bellezza del paesaggio e alla straordinaria cultura enogastronomica di questa provincia, può essere un ulteriore attrattore di turismo di qualità e un valido sostegno all’internazionalizzazione del territorio. Da sempre, e ora più che mai, interpreto la presenza della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo nel Roero, come un’occasione per promuovere legami solidi con la comunità, le scuole e le imprese del territorio, con la speranza di favorire ricadute positive sia sul piano culturale che economico.

Durante quest’anno difficile abbiamo messo a dimora moltissimi alberi. Oltre 2500 salici nani sono stati piantumati sulla collina, grazie all’impegno di Asja Ambiente: nei prossimi venti anni sequestreranno oltre 200 tonnellate di CO2 presenti nell’aria e contribuiranno al consolidamento del terreno e alla messa in sicurezza dei percorsi espositivi. Piantare alberi è un gesto simbolico e insieme molto pragmatico, un atto che noi compiamo per coniugare il presente al futuro, per generare e coltivare spazio pubblico per l’arte. Rispecchia l’atteggiamento etico che impronta l’orientamento della Fondazione, intensificando i rapporti tra il museo e i suoi pubblici, con un’attenzione alle comunità locali e all’internazionalizzazione del territorio. La pandemia ha accelerato la nostra consapevolezza sul ruolo che il museo oggi è chiamato ad assumere e sull’importanza di uscire dai luoghi deputati per portare l’arte a contatto con le persone e con la natura“.