Da 247 anni la Guardia di Finanza è al servizio dell’Italia. Nonostante la cerimonia si sia svolta senza pubblico, in linea con le direttive della Superiore Gerarchia e nel rispetto delle misure di sicurezza anti Covid-19, alle 18 di mercoledì 23 giugno, nel cortile interno della Caserma Cesare Battisti di Cuneo, l’atmosfera era quella delle grandi occasioni. Il tappeto rosso steso a terra con cura per il percorso del prefetto, Fabrizia Triolo, e del comandante provinciale col.t.issmi Luca Albertario, la deposizione di una corona d’alloro ai piedi del monumento eretto nel 1983 “A ricordo perenne delle Fiamme Gialle cadute in guerra ed in pace”, lo schieramento nutrito del Corpo di Finanza in uniforme, la lettura del messaggio del Presidente della Repubblica e dell’Ordine del Giorno Speciale del generale di Corpo d’Armata Giuseppe Zafarana. Infine è stata anche recitata la “Preghiera del Finanziere”. Un anniversario che racchiude in sé responsabilità e storia e che abbiamo approfondito con il colonnello Albertario.
Come si presenta la Granda a questo anniversario?
«I festeggiamenti per l’anniversario sono l’occasione per celebrare le tradizioni e far emergere l’operosità del Corpo della Guardia di Finanza. Dopo due anni di comando posso affermare che la provincia di Cuneo si presenta come un territorio sanissimo da un punto di vista sociale ed economico, è chiaro che come in tutti i “corpi sani” qualche malattia o infezione ogni tanto ci sia. Queste “sacche di illegalità” sono tali proprio perché circoscritte all’interno di un tessuto sano e pertanto vanno rimosse e contrastate».
La percezione del finanziere nel cittadino è cambiata?
«Il Dlgs 68/2001 che ci ha trasformati da Polizia Tributaria a Economico Finanziaria, di riflesso, ha modificato la percezione della Guardia di Finanza nel cittadino. Se prima controllavamo “le tasche” degli italiani, dopo questa legge il nostro compito è quello di contrastare le attività illecite a danno dei cittadini onesti. La considerazione della figura del finanziere è migliorata moltissimo».
Lo spreco di denaro pubblico indigna da sempre, in questo periodo storico colpisce ancora di più…
«Quando viene evasa o mal gestita la spesa pubblica, l’indignazione colpisce tutta l’opinione pubblica; è nostro compito portare a galla gli sprechi per rendere un servizio a tutta la comunità. Tanto più in tempi di crisi ed emergenza, come quello che ci ha colpito da un anno e mezzo, bisogna vigilare sugli sprechi di denaro pubblico rispetto ai quali l’essere intransigenti è sia un ordine sia un gesto di responsabilità e rispetto».
C’è criminalità organizzata in provincia?
«Se noi riusciremo, in questi anni, a promuovere delle attività di prevenzione forti, tra dieci anni la provincia di Cuneo sarà sana come oggi, se invece lavoreremo male, fra una decina d’anni non sarà più lo stesso. Abbiamo sotto la lente d’ingrandimento alcune situazioni, non particolarmente allarmanti, che però potrebbero maturare in senso negativo e, pertanto, sono da tenere sotto controllo».
Quanto pesa la responsabilità verso il proprio Comando e verso i cittadini?
«L’Accademia insegna e prepara fisicamente e mentalmente a essere responsabili per sé e per gli altri; strada che con grande orgoglio sta seguendo anche mia figlia Claudia a Bergamo. Nella domanda lei ha colto un punto importante: noi non siamo un’istituzione chiusa, io non ho solo la responsabilità dei miei 600 finanzieri e dei 10 reparti di dipendenza, ma bensì di ciò che essi fanno nei confronti dei cittadini. Questa responsabilità la avverto e un comandante provinciale spesso è anche “solo” nelle decisioni: si passano notti insonni ma in quei momenti subentra l’importanza di avere un valido staff per far fronte e raggiungere soddisfazioni importanti che ripagano dal punto di vista professionale i sacrifici fatti».
A proposito di sacrifici, conciliare lavoro e vita privata non è una passeggiata…
«Non è facile, a oggi ho vissuto 13 trasferimenti. I nostri incarichi hanno una durata tra i 2 e i 5 anni. La famiglia e la vita privata sono quelle che ne pagano le conseguenze. In questo momento pensi che mia moglie è rimasta in Umbria, luogo del mio ultimo incarico prima di arrivare a Cuneo: è direttrice di una filiale bancaria e pertanto non ha potuto trasferirsi; mia figlia di 21 anni è a Bergamo e frequenta il primo anno di Accademia della Finanza e mio figlio di 16 anni per 180 centimetri d’altezza studia al Liceo di Torino e sogna di fare il calciatore, essendo difensore nelle giovanili del Torino. Una famiglia sparsa sul territorio nazionale è un sacrificio».