Recovery Plan, Grimaldi (LUV): Alla vigilia del 1 maggio abbiamo dimenticato di parlare di sicurezza, sfruttamento, salari e orari di lavoro

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“Mentre la Procura di Ivrea apre un’inchiesta su ‘Mondo Sofferenza’ e la sua storia di sfruttamento fatto di turni massacranti senza pause, ferie e permessi, l’ennesima morte bianca (quarto incidente in Piemonte in pochi giorni) si verifica nel nuovo magazzino alessandrino del colosso Amazon. Eppure la discussione intorno al Recovery Plan non si è mai soffermata su soluzioni per garantire la sicurezza sul lavoro, combattere il lavoro povero e sfruttato e garantire giusti compensi. Alla vigilia del 1 maggio non sappiamo ancora se lo stop ai licenziamenti sarà prorogato e dal PNRR è scomparso come per magia il salario minimo legale” – dichiara il Capogruppo di LUV e responsabile Transizione ecologica per la Segreteria nazionale di Sinistra Italiana, Marco Grimaldi, commentando come nel testo presentato finale non si trovi più traccia di un tetto minimo per le retribuzioni di lavoratori e lavoratrici, presente fra le riforme di accompagnamento al piano nella versione di sabato scorso.

“Viviamo in un Paese in cui troppi lavorano per salari bassissimi, purtroppo anche nell’ambito dei contratti collettivi firmati dalle grandi organizzazioni sindacali” – prosegue Grimaldi: – “quanto guadagnano i lavoratori dei servizi fiduciari, o le lavoratrici (perché sono quasi sempre donne) del contratto multiservizi? Vediamo paghe da 6, 7 euro. Serve una vertenza enorme per fissare a 10 euro anche il minimo dei contratti soggetti ai CCNL e, per tutti gli altri, va fissato un salario minimo legale. Altrimenti le parole enfatiche del Piano sull’impegno a migliorare le condizioni dei giovani resteranno tali. E naturalmente serve ridurre gli orari di lavoro a parità di salario per liberare il tempo e creare occupazione: lavorare meglio e lavorare tutti e tutte”.