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La Compagnia del Birùn organizza una serata online in collaborazione con le Biblioteche di Boves e Peveragno

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In un momento difficile in cui molte nostre certezze sono andate in frantumi, proviamo a seguire il consiglio di un grande artista come Pablo Picasso “Non giudicare sbagliato ciò che non conosci, prendi l’occasione per comprendere” e proviamo ad approfondire un tema fondamentale per l’attuazione di una concreta giustizia sociale: le politiche europee di immigrazione. In collaborazione con le Biblioteche di Peveragno e di Boves in occasione della festa dei lavoratori la Compagnia del Birùn ha organizzato la serata di venerdì 30 aprile, alle 20,30, a cui si potrà accedere con il link http://meet.google.com/qhs-xqin-vrm».

La lezione teatrale è prodotta dalle associazioni culturali Almateatro e Baretti di Torino e farà da guida in questo tema complesso su cui si potrà sviluppare il dibattito.

«”Prima fu la volta dei migranti” è una lezione in forma teatrale che vuole rendere memoria delle scelte politiche, delle responsabilità e dei fatti che in vent’anni di storia hanno permesso l’affermarsi dell’attuale contesto nell’Unione europea, dove i muri stanno avendo la meglio sui diritti e molte nazioni hanno costruito sulle loro frontiere vere e proprie barriere per impedire l’ingresso dei migranti nei loro territori.

Partendo dal Consiglio europeo di Tampere del 1999, passando attraverso la crisi europea dei profughi cominciata nel 2011, per arrivare fino alla poco nota adozione della “Tabella di marcia di Bratislava” (2016), due narratrici, precedute da un prologo in video, incroceranno la voce dell’Europa dei diritti negati con quella delle vittime: dai numerosi profughi che hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere le frontiere europee, fino a quelli che, sopravvissuti, sono costretti a subire le tante contraddizioni riguardano il diritto d’asilo e la tutela umanitaria nell’Ue.

Gli eventi e le decisioni prese in questo recente segmento di storia europea spiegano gran parte del contesto politico e sociale che stiamo vivendo, segnato da rigurgiti nazionalisti, riaffermazione dell’intangibilità delle frontiere, controlli e militarizzazioni crescenti, esaltazione del concetto di sicurezza, sostanziale crisi dei diritti fondamentali della persona e del progetto europeo che su di essi ha inteso fondarsi. L’intera inchiesta si sviluppa  sulla base di una rigorosa documentazione».

c.s.