Gelata di aprile nel Roero: danni all’agricoltura sino al 90%, sindaci pronti a chiedere lo stato di calamità

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Anche se prevista e anticipata da una precedente nottata di freddo intenso e anomalo, la gelata occorsa nella notte tra mercoledì 7 e giovedì 8 aprile 2021 ha registrato effetti negativi significativi su buona parte del Roero.

Le temperature, scese a volte sino a circa 6 gradi sotto lo zero (il “picco” si è avuto a Baldissero d’Alba, con un “-5,9°” certificato Arpa), hanno lasciato i loro segni su colture che già si presentavano relativamente innanzi con i loro rispettivi cicli vitali, anche a causa di un inverno mite -e senza precipitazioni rilevanti, con ultima nevicata avuta il 27 gennaio scorso, salvo qualche fiocco ghiacciato nella medesima mattinata di mercoledì- e con picchi di temperatura rilevanti sino a punte di 28 gradi riscontrati nella giornata del 23 marzo 2021.

In sostanza, l’escursione termica accompagnata a situazioni di umidità relativa ed esposizione non favorevole (lenita, solo a tratti e in casi sporadici, dal tentativo di accensione di fuochi notturni in alcune zone interessata) ha colpito le piantagioni in fase iniziale di gemmazione: toccando in particolare i frutteti e le aree vitate con particolare riferimento al Nebbiolo, ma anche ovviamente agli altri vitigni.

La distribuzione dei danni, ad un primo rilievo condotto in modo rapido in loco, ha rilevato danni non secondari nella fascia centrale del Roero e nella fattispecie nella zona a ridosso delle Rocche o affacciata sulla prima pianura astigiana (Monteu Roero, Canale) ma anche in differenti punti del Roero Orientale, seppur a macchia di leopardo. Segni degni di rilievo si sono avuti nella parte interna di Priocca (quasi assenti, invece, nel tratto che congiunge tale Comune a quello di Magliano Alfieri: quest’ultimo, è stato invece toccato nella zona di pianoro al confine con Castagnito e Castellinaldo d’Alba, colpita per converso nella zona di valle e in quella collegata con Canale – Madonna dei Cavalli), oltre che l’areale di Guarene, Piobesi, Corneliano,Vezza d’Alba, Montaldo Roero. Proprio a Guarene, il sindaco Simone Manzone ha fatto sapere: «Un evento del genere significa una cosa sola: zero possibilità di raccogliere frutti dalle piante colpite, che sono la grandissima maggioranza, con un danno stimato di oltre il 90%. Farò tutto il possibile per trovare soluzioni risolutive che diano un aiuto concreto ad un settore così fragile, sollecitando i fondi emergenza e sopratutto programmando strategie per ricercare le risorse necessarie a prevenire questo tipo di danni in futuro».

Al momento è difficile quantificare con esattezza il danno percentuale complessivo, pur assistendo in più casi alla “morte” delle gemme sommitali oltre che quelle di coda: toccando a volte anche i tratti che prudenzialmente non erano stati ancora sottoposti a legatura. La valutazione di Manzone è realistica, per il proprio territorio: facendo la media dei danni, già nella mattinata il primo cittadino ha avuto modo di confrontarsi con i colleghi di centri limitrofi come Carlo Porro da Castagnito e Giovanni Molino da Castellinaldo, prospettando sin da subito la richiesta dello stato di calamità alla Regione Piemonte. Dello stesso avviso Michele Sandri, sindaco di Monteu Roero, il quale ha annunciato a brevissimo termine la convocazione della Commissione Agricoltura per le valutazioni emergenziali del caso.

E’ ipotizzabile, dunque e senza dubbio, una criticità altissima tenendo conto di come alcuni punti risultino del tutto compromessi per l’annata agricola in corso: pur prevedendo una nuova fase di gemmazione che risulterà in larga parte improduttiva, e rendendo complessa la lavorazione delle colture in cui compariranno settori “temporaneamente sterili” e altri a regime normale, con conseguente prolungamento dei cicli vitali ed una stagione dai ritmi ‘nervosi’ che non farà altro che incrementare i costi gestionali delle colture medesime. Senza contare tutte le altre evenienze che possono accadere in una normale annata, dalle grandinate alle fiammate date da peronospora, oidio e da una flavescenza dorata della vite ancora drammaticamente presente al di là della fine dei piani sperimentali su questo delicatissimo fronte. Di certo, si tratta di un settore strategico per il territorio e in cui la natura -al di là di ogni emergenza sanitaria- fa spesso il proprio corso imprevedibile: difficile difendersi realmente da fenomeni di questo tipo, anche con la buona volontà e con tecnologie che poco possono fare, nonostante il periodico spuntare di soluzioni passate per geniali ma difficili da attuare nella pratica.

Chi di dovere dovrà tenerne conto, anche in un’epoca difficile come quella che stiamo trascorrendo.

Paolo Destefanis