La polizia di stato ha festeggiato i suoi primi 40 anni

L’importante anniversario è stato celebrato anche dalla Questura di Cuneo

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Nei giorni scorsi, è stato celebrato un anniversario spe­ciale: il primo aprile di 40 anni fa veniva ap­provata la legge 121 che rifondava il sistema della si­curezza del nostro Paese dando vita alla Polizia di Sta­to, la prima Forza di Po­lizia a ordinamento civile. Un cambiamento epocale non solo formale. La riforma ha conferito al Ministro dell’Interno la funzione di Auto­rità Na­zio­nale di Pubblica Sicurezza e al Prefetto e Que­store quella di Autorità provinciali, rispettivamente con competenza generale e tecnico-operativa per la gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica, e ha introdotto il Di­partimento della Pubblica Si­curezza, a capo del quale è preposto il capo della Polizia-direttore generale della Pu­bblica Si­cu­rez­za. Al capo della Po­lizia è affidato il coordinamento di tutte le Forze di Polizia per l’assolvimento dei servizi di ordine e sicurezza pubblica.

La ricorrenza è stata festeggiata anche dalla Questura di Cu­neo guidata da Nicola Pa­risi, che in una nota ha scritto: «Si è trattato di una riforma epo­cale per la Polizia italiana che in quel momento cessò di esistere come Corpo delle Guar­die di Pubblica Sicu­rezz­a per dare vita alla Polizia di Stato», scrive la Questura cuneese, aggiungendo: «Una leg­ge a suo tem­po discussa e controversa poiché introduceva, tra l’altro, l’ordinamento civile e la sindacalizzazione. E lo faceva in un momento cruciale della vita della giovane Re­pub­bli­ca. Per il nostro Paese, quella prima e dopo l’approvazione della Legge sono infatti gli anni dell’assalto al cuore dello Stato, anni drammatici, bagnati dal sangue di magistrati, politici, giornalisti e soprattutto ap­par­te­ne­n­ti alle Forze del­l’Or­dine, vittime della follia eversiva e terroristica. Un periodo talmente buio per il quale venne coniato il termine quanto mai terribile e significativo di “Anni di piombo”. Ma i frutti del coraggio e della lungimiranza di quanti sostennero con forza quella riforma sono, per fortuna, ancora oggi sotto i nostri occhi, a 40 anni di distanza, con quei contenuti e concetti basilari, delle vere e proprie conquiste, come la sicurezza partecipata o la parità di genere».

Il Dipartimento di Pubblica Sicurezza ha voluto evidenziare l’importanza dell’anniversario con un libro dal titolo “La riforma dell’Amm­ini­strazione della Pubblica Sicu­rezza” del prefetto Carlo Mo­sca, scomparso purtroppo pochi giorni fa, che di quella riforma è stato uno degli ispiratori. Dopo il messaggio del presidente della Repub­blica Sergio Mattarella, quello del ministro dell’Interno Lu­ciana Lamor­gese e del sottosegretario Franco Gabrielli, nei 12 capitoli del libro si snodano i temi più significativi di quella riforma lontana nel tempo eppure ancora così attuale. Ogni capitolo si arricchisce del contributo di riflessione da parte di una personalità del mondo religioso, scientifico, politico o istituzionale: il cardinale Gian­franco Ravasi ap­profondisce gli aspetti del “servizio”, il ministro Marta Cartabia quelli del ruolo delle “donne”, il procuratore generale Giovan­ni Salvi l’introduzione del ruolo degli “ispettori”, il professore Michele Ainis i “sindacati”, il dottor Gianni Letta l’“ordine e la sicurezza pubblica” e poi an­cora il professore Giuliano Amato, Marino Bartoletti, Eugenio Gaudio, Annamaria Giannini, Gaeta­no Manfredi, Antonio Roma­no, Maurizio Viroli.