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«Una sentenza che potrà essere d’aiuto a molti»

L’avvocato Alberto Rizzo spiega come la sentenza del Tribunale di Asti sui buoni fruttiferi postali aprirà spiragli interessanti

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Molto spesso il comune cittadino prova scoramento anche solo al pensiero di fare causa a istituti del sistema bancario o a colossi come Poste Italiane. Ci si sente come tanti Davide di fronte a dei Golia inscalfibili. Una sensazione per certi versi comprensibile, ma non sempre opportuna, come dimostra una recente sentenza emessa dal Tribunale di Asti, la quale apre spiragli assai interessanti per decine di migliaia di risparmiatori che non sanno cosa fare con i loro buoni postali: hanno ottenuto la decisione favorevole del­l’Arbitro Bancario, ma Poste Italiane si rifiuta di pagare. Il giudice del Tribunale astigiano, Marco Bottallo, ha riconosciuto il diritto di due risparmiatrici di Cinzano di Santa Vittoria d’Alba a riscuotere gli importi riportati nella tabella collocata sul retro del buono di cui erano titolari, per una differenza di oltre 20.800 euro, rispetto all’importo già pagato da Poste, pari a 27.730 euro.
Le risparmiatrici, intestatarie di un buono della serie “Q/P” emesso nell’agosto del 1988, si erano già viste riconoscere le loro ragioni da una pronuncia favorevole dell’Arbitro Ban­ca­rio Finanziario di Torino.
Dopo i termini di fase, Poste aveva dichiarato che non intendeva adempiere alla decisione arbitrale e, così, l’avvocato Al­berto Rizzo, legale specializzato nella materia del diritto bancario e postale, ha loro suggerito di portare l’intera vicenda all’attenzione del magistrato astigiano, competente per territorio, il quale nella propria ordinanza, ha sancito la prevalenza di quanto riportato sul buono fruttifero rispetto alle modifiche apportate con decreto ministeriale in epoca antecedente alla firma del medesimo, e sen­za che a nulla valesse, a tal fine, il timbro apposto da Poste. Con questa prima ordinanza Po­ste Italiane è stata condannata a rimborsare alle risparmiatrici gli interessi previsti sul buono per gli ultimi dieci anni di validità del titolo, e non quelli inizialmente riconosciuti da Poste Italiane».
Avvocato Rizzo, come si è arrivati a questa sentenza, la prima nel suo genere per quanto concerne il Tribunale di Asti?
«Sono cinque anni che lavoro su questa causa, sono partito intraprendendo azioni a tutela di risparmiatori che possedendo questi buoni si vedevano riconoscere da Poste somme molto minori rispetto a quanto spettasse loro. Ho iniziato a fare una serie di ricorsi non davanti alla Giustizia Civile, al magistrato, ma di fronte all’Ar­bitro Bancario Finanziario. Ho ottenuto una serie importante di successi, ma dopo i primi anni in cui Poste adempieva alle decisioni dell’Arbitro, da circa un anno e mezzo a questa parte ha iniziato a manifestare la volontà di non adempiere, per cui, pur avendo vinto l’arbitrato, Poste non pagava. Così è avvenuto nel caso delle due donne di Cinzano, che avevamo già vinto il ricorso davanti all’arbitro e che, avendo Poste deciso di non pagare, si sono rivolte al tribunale di Asti».
Quindi le due risparmiatrici si sono dovute far carico di nuova causa della durata di anni?
«No, perché proprio sulla scorta dell’Arbitrato, si può seguire una procedura semplificata, che, con un ricorso e una sola udienza, consente di arrivare alla decisione del Giudice. Così è avvenuto perché la decisione dell’Arbitro è arrivata a giugno; passati il tempo a disposizione per il pagamento, a settembre ho convocato le clienti, le quali mi hanno confermato la fiducia e nel giro di pochi mesi siamo arrivati a ottenere una decisione importante sia per la novità che per la qualità della sentenza, visto che il magistrato ha scritto delle argomentazioni molto convincenti».
Chi può seguire l’esempio delle sue assistite?
«È fondamentale che ogni persona in possesso di un buono postale emesso dopo il giugno del 1986 lo faccia esaminare, per capire se ha diritto a ricevere un importo maggiore rispetto a quanto determinato da Po­ste. E questo anche se il buono è già stato incassato, purché non siano decorsi più di dieci anni da tale momento. Inoltre, l’ordinanza è particolarmente significativa per tutti i titolari dei buoni che, pur con sentenza dell’Arbitrato si sono trovati di fronte al dichiarato inadempimento delle Poste. È un precedente che, molto probabilmente, convincerà tantissimi risparmiatori a procedere per la tutela dei loro diritti, in tutte le sedi giudiziarie competenti».
Peraltro nel caso da lei patrocinato la somma ottenuta grazie alla sentenza è quasi pari a quanto corrisposto a Poste…
«La proporzione, nella quasi totalità dei casi è quella. Ci sono margini di recupero notevoli, colossali direi. Guardando alla nostra provincia, bisogna tener conto del fatto che nella Granda c’è un giacimento enorme di persone che non è consapevole dei propri diritti. In particolare il risparmio postale è stato molto diffuso nella nostra provincia. Spesso in occasioni di matrimoni, comunioni, cresime e avvenimenti vari, infatti, si faceva un buono postale come regalo, facendolo diventare una forma di risparmio».