«Gli studenti danno segni di vivacità»

L’antropologo culturale Michele Filippo Fontefrancesco parla di come Bra e Unisg abbiano risposto all’emergenza sanitaria

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Michele Filippo Fontefrancesco, classe 1983, a­les­sandrino, è un ricercatore di Antropologia Culturale all’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche a Pol­lenzo. È delegato del Rettore alle disabilità, vice-coordinatore del Corso di Laurea in Scienze e Culture Ga­stro­nomiche e, di recente, è stato tra i coordinatori della ricerca che ha studiato l’impatto dell’emergenza Covid-19 sul commercio alimentare e la ristorazione a Bra. La chiacchierata con IDEA parte da lì.

Fontefrancesco, cos’è emerso dalla ricerca?
«Molti dati interessanti. Siamo partiti l’estate scorsa con questo progetto che ha coinvolto l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pol­lenzo, Ascom Bra e Comune di Bra. La volontà era quella di capire l’effetto del primo “lockdown” su questi settori. La ricerca si è svolta nell’autunno del 2020 e mi ha visto impegnato assieme ad alcuni studenti della nostra laurea magistrale in “Food Innovation and Management”, da me coordinati. Durante il lavoro siamo stati travolti dalla seconda ondata pandemica. Il primo dato che emerge dal nostro lavoro è che il 2020 è stato un anno nero, impattante sotto tutti i punti di vista. I sistemi del commercio alimentare e della ristorazione sono andati in forte sofferenza. I modelli di business sono stati forzatamente rivisti e l’e-commerce ha giocato un ruolo fondamentale. Io sono alessandrino e lì il commercio cittadino è sempre più ridotto al lumicino. Bra, invece, ha una situazione decisamente e fortunatamente diversa e molto vitale. Per affrontare la crisi, però, è stata necessaria una revisione strutturale dei modelli di commercio. Il servizio a domicilio ha assunto un ruolo cardine. L’a­desione massiccia al progetto “Tutaca” è stato un altro aspetto che abbiamo rilevato, così come l’importanza della comunicazione digitale e social. Du­rante l’estate, si è ritornati a una modalità più tradizionale, salvo dover nuovamente cambiare i piani nello scorso au­tunno. Il commercio digitale è ancora un’alternativa compiutamente da sfruttare. L’attiva­zione del portale Bra Città Slow va in questa direzione ben precisa: il rafforzare le potenzialità dell’online e, ov­viamente, le potenzialità della città di Bra. La ristorazione ha patito maggiormente, in particolare quelle attività che offrono un servizio più complesso e completo. Per intenderci, ne­gozi di fast-food basavano già la loro attività sull’asporto e la pandemia non ha chiesto loro di rivedere il loro modello di ristorazione. Il Covid è, invece, una grande sfida per i locali di alta fascia che hanno dovuto reinventarsi, per esempio creando da zero servizi a domicilio e rivedendo i loro menù. Com­plessivamente tutte le realtà del territorio (aziende, Comune e Associazione) hanno saputo fare sinergia, introducendo po­litiche e strumenti per facilitare una trasformazione, di fatto, richiesta dall’emergenza sanitaria».

Gli studenti Unisg come hanno affrontato e come stanno affrontando l’emergenza Covid?
«Tra febbraio e marzo 2020, gran parte dei nostri studenti stranieri aveva fatto la scelta di tornare a casa, vivendo i vari “lockdown” ciascuno nel proprio Paese. Qualcuno è rimasto a Bra e altri hanno raggiunto le loro località italiane. Soprattutto i ragazzi stranieri, rimasti a Bra, hanno dovuto affrontare un qualcosa di grande e non facile, ma hanno fatto la loro parte con molta responsabilità. Come ateneo e come docenti ci siamo impegnati cercando di stargli accanto il più possibile con tutti gli strumenti a nostra disposizione. In questo frangente alcuni studenti, si sono inventati im­prenditori sapendo interpretare al meglio le opportunità dell’e-commerce in campo gastronomico, dando così conferma del loro valore e del valore educativo dell’Università»

I vostri studenti, insomma, hanno saputo affrontare l’emergenza con lucidità?

«Sì. In una crisi mondiale e inaspettata come quella che stiamo vivendo, aver visto i nostri ragazzi saper affrontare questo momento anche dando prova delle proprie capacità professionali non è solo una conferma di ciò che i nostri ragazzi sanno fare, ma dà prova della capacità dell’ateneo di formare abilità e conoscenze subito spendibili e di fornire ai nostri studenti una visione globale del mondo e la volontà di confrontarsi con la realtà quali attori globali del settore».