Smaltivano rifiuti nei campi: emesse 11 misure cautelari nell’albese (FOTO e VIDEO)

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I Carabinieri Forestali di Cuneo hanno eseguito 11 misure cautelari disposte dalla Direzione Antimafia di Torino nei confronti di una società situata a Magliano Alfieri.

Un’indagine condotta dal Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri Forestale di Cuneo e coordinata dalla DDA di Torino, iniziata verso la metà del 2019 e che ha portato a diversi sviluppi. Sin dal principio la condotta dell’impianto si presentava molto deteriorata e attraverso appostamenti, intercettazioni telefoniche e ambientali si è ravvisato un illecito costante.

Posti sotto sequestro penale, l’intera area aziendale (2 ettari circa e due capannoni) e circa 40 ettari di terreni agricoli e/o incolti, ubicati nelle province di Asti, Cuneo e Torino. Alcuni di questi terreni su cui è stato osservato lo spandimento illecito di “falso compost” si è accertato ricevessero anche contributi pubblici per l’agricoltura. Per gli 11 indagati, residenti nell’albese e dintorni, sono state emesse le misure cautelari degli arresti domiciliari e dell’obbligo di firma, disposte dal GIP.

Da una prima stima l’illecito profitto, calcolato sulla base dei rifiuti dichiarati in ingresso all’impianto, ammonta a circa 1.500.000€/anno.

Dai primi campioni fatti analizzare dall’Arpa Piemonte, sono stati evidenziati valori di mercurio e idrocarburi incompatibili con l’uso agricolo, ma anche contaminazioni da salmonella, valori oltre soglia di azoto inorganico, nonché macroscopiche impurità e abnormi quantità di plastica. L’attività investigativa ha documentato che i “rifiuti” provenienti dall’impianto di Magliano Alfieri venivano incorporati il prima possibile con le lavorazioni dei campi o semplicemente “nascosti” con un sottile strato di terreno vegetale. La principale preoccupazione era quella di piazzare i fanghi non trattati o non adeguatamente trattati, ovvero smaltire quelli che, per gli inquirenti, sono risultati veri e propri rifiuti.

Al vaglio anche l’attività di alcuni laboratori che fornivano all’azienda le analisi periodiche e  necessarie a rendere regolare il regime aziendale di autocontrollo, falsificando, secondo l’ipotesi investigativa, gli esami analitici non solo dei prodotti dell’Azienda, ma anche dei fanghi in entrata e provenienti da depuratori di altre al fine di farli rientrare nei limiti di legge.

Il principale reato contestato, al momento, è quello di traffico illecito ed organizzato di ingenti quantitativi di rifiuti (art. 452 quaterdecies c.p.). Per gli 11 indagati il Giudice per le indagini preliminari ha stabilito le misure cautelari degli arresti domiciliari e dell’obbligo di firma. Per uno degli indagati, con precedenti in ambito di criminalità organizzata, e che scontava una pena ai domiciliari, è stato contestato il reato di evasione in quanto dedito alle attività illecite negli orari in cui era costretto presso il proprio domicilio.

Notizia nella notizia: durante le perquisizioni su 18 obiettivi tra sedi aziendali, laboratori chimici e dimore private, le forze dell’ordine hanno ritrovato presso la dimora di uno dei dipendenti della stessa azienda in oggetto, due armi rubate, diverso contante (circa 35.000) e una quantità consistente (18.000 litri) di gasolio rubato (di cui il CC Forestale era già alla ricerca)  della stessa ditta per cui il soggetto lavorava. Inoltre, il materiale ritrovato nelle pertinenze dell’abitazione era conservato in maniera assolutamente non idonea e potenzialmente pericolosa. Oggi infatti, è in atto un’attività di recupero del carburante da parte dei Vigili del Fuoco dell’astigiano, che prevede una procedura non del tutto semplice.