Suini, Coldiretti Cuneo: stop alle speculazioni, gli allevatori sono allo stremo

Gli addetti sono costretti a fare i conti con il crollo dei prezzi di vendita dei capi e con il balzo record dei costi per l’alimentazione del bestiame

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Gli allevatori cuneesi di suini sono in ginocchio, costretti a fare i conti da una parte con il crollo dei prezzi di vendita dei capi e dall’altra con il balzo record dei costi per l’alimentazione del bestiame. La denuncia arriva da Coldiretti Cuneo, che evidenzia come le remunerazioni per gli allevatori siano scese a livelli insostenibili – l’ultima quotazione di giovedì 14 gennaio sul mercato nazionale di riferimento registra il prezzo di 1,22 euro al Kg per i suini vivi – a fronte di un rincaro mai visto prima delle materie prime agricole, con la soia che si aggira intorno a 53/54 euro al quintale e la crusca che raggiunge i 21,50 euro al quintale, cifra paragonabile al grano di cui, però, è un sottoprodotto.

Alla crisi del comparto suinicolo si somma la problematica delle importazioni, con una quantità media di 56 milioni di cosce dall’estero che nel 2019 si sono riversate nel nostro Paese, ovvero più di 1 milione di cosce alla settimana.

“Una situazione assurda e invivibile per i nostri allevatori – commenta Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – che continuano, da mesi, a dover far fronte alla crisi generata dall’emergenza Covid con il canale Ho.Re.Ca chiuso, l’aumento delle importazioni dall’estero e il rischio della peste suina africana. Stiamo registrando un’impennata dei costi relativi all’alimentazione con la crusca che, mai come ora, è introvabile: questa è una pura speculazione del tutto inaccettabile”.

“Si tratta di correttezza e trasparenza nei confronti dei nostri allevatori – aggiunge il Direttore di Coldiretti Cuneo Fabiano Porcu – che stanno continuando a garantire, nonostante le difficoltà, la produzione e per questo non esitiamo a denunciare le storture in atto lungo la filiera a sostegno delle imprese che, insieme alle loro famiglie, vivono una fase storica così drammatica. Tutto questo a tutela del #MangiaItaliano che, mai come ora, va messo in pratica con atti concreti, come quelli che la nostra Organizzazione sta chiedendo anche alla grande distribuzione”.

Ne va del futuro di un comparto strategico per l’economia cuneese, fatto di 800 aziende che allevano quasi 900.000 capi, destinati per la maggior parte ai circuiti tutelati delle principali DOP italiane, con un impegno sempre maggiore per la sostenibilità e una cura sempre più attenta ai dettami del benessere animale.