«Tra i ricordi, la prima volta che vidi un mappamondo e il mio futuro da seminarista, sfumato all’ultimo»

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Un viaggio nella memoria è fatto di luoghi, ma non prescinde dalle persone. A riguardo del periodo preso in considerazione Giovanni Cerutti sottolinea: «Un ruolo importantissimo lo hanno avuto i miei insegnanti. Ne ricordo due in particolare. Il primo il maestro Murgia. In terza elementare sulla cattedra è comparso il mappamondo, che io non avevo mai visto. Il maestro ci parlava degli oceani, dei continenti e tra me e me pensavo “noi dell’Italia e dell’Europa siamo fortunati, perché abbiamo la terra sotto i piedi, ma poverini quelli che vivono in Australia!”. Negli anni ’70, da assessore alla pubblica istruzione ho nuovamente incontrato il maestro Murgia, nel frattempo diventato direttore didattico a Cuneo, e così finalmente gli ho confessato ciò che gli avrei voluto chiedere allora: “Ma come fanno a stare attaccati alla terra gli abitanti dell’Australia?” e ci siamo fatti una bella risata. L’altro insegnante che ricordo in modo particolare è il professor Giorgio Beltrutti, insegnante di italiano e storia in prima e seconda Istituto Tecnico; è lui che mi ha trasmesso la passione per lo studio della storia». «Per quanto riguarda l’ambito ecclesiale», aggiunge il cuneese, «ci sono stati tre sacerdoti a cui va ascritto il merito del mio essere rimasto cattolico. Il primo è don Giorgio Ghibaudo, che era il mio curato. Don Giorgio ci teneva che ogni anno qualcuno dei chierichetti passasse al seminario, cosa che accadeva in quinta elementare. Io non osavo dire di no, ma non ero convinto, come pure i miei genitori. A settembre del 1956, quando mancava un mese al mio ingresso in seminario, don Giorgio lasciò la parrocchia del Duomo per fondare quella del Cuore Immacolato di Maria e così si è “portò via” anche la mia vocazione. Spesso mi sono chiesto: “Se don Giorgio fosse rimasto ancora qualche mese, che cosa sarei adesso?” Ricordo con affetto anche don Francesco Bernardi, poi missionario in Brasile, che era il parroco del quartiere Cerialdo e poi don Maccagno, mio insegnante di religione nei cinque anni dell’Istituto, con il quale ho collaborato molto ai tempi dell’università, quando sono entrato nello staff del Centro Diocesano della Giac, Gioventù italiana di Azione cattolica».