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«Negli orti urbani si coltiva la diversità»

Il consigliere delegato Raimondo Testa illustra l’esperienza braidese con 120 appezzamenti

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«Figlio di contadini, l’amore per la terra e la natura mi è rimasto dentro, tanto che ancora oggi curo il giardino, coltivo con passione l’orto e produco degli ottimi pomodori». Sono queste alcune delle credenziali che può vantare in merito agli orti urbani Raimondo Testa, consigliere comunale di maggioranza con delega in materia. Pensionato ed ex bancario, de­dito al volontariato civico, collaboratore della Ca­ri­tas, Te­sta ha partecipato attivamente, fin dalla fondazione, alla Co­mu­nità Laudato Si’ di Bra, a so­ste­gno del creato, dell’ambiente e del pensiero di Papa Fran­ce­sco.

Consigliere Testa in cosa consiste il ruolo che ricopre?

«Ho preso il testimone dal mio predecessore, Pietro Ferrero, nel gestire e sovrintendere a 120 piccoli appezzamenti. Due aree degli orti urbani sono in via Piumati, una in via Mo­lineri e l’ultima in frazione Pol­lenzo. A condurli, e questo è il bello del progetto, sono persone davvero diverse tra di loro».

Da quanto esistono questi orti?
«Noi a Bra fummo tra i pionieri, almeno in provincia, per gli or­ti urbani. L’esperienza iniziò nel 2012, con una ottantina di orti. Tra gli ortolani ci sono pen­sionati e tanti appassionati della terra, mossi da desiderio di mangiare degli ortaggi sani, coltivati e rac­colti direttamente. La produzione è destinata esclusivamente al fabbisogno famigliare».

Qual è il significato degli orti ur­bani?
«Ne ha più d’uno. Intanto sono un ottimo punto di partenza per la socializzazione. Nei no­stri orti, oltre agli italiani, ci sono indiani, cinesi, macedoni, albanesi, marocchini. È anche un’occasione di educazione al dialogo, al rispetto. Il secondo punto è la condivisione delle culture. Ciascuno coltiva gli ortaggi secondo un proprio me­todo. Gli stranieri piantano, soprattutto i semi che arrivano dai paesi d’origine. Ho avuto la fortuna di vedere degli ortaggi davvero particolari e sono rimasto piacevolmente sorpreso. Ci sono tipologie di fagioli e zucche, fave che noi italiani non coltiviamo».

L’emergenza legata al Covid-19 come ha inciso?

«Gli orti urbani sono comunque andati avanti. A parte marzo e aprile quando con il “lockdown” non è stato possibile l’accesso. Con l’intervento della ministra Bellanova (ora ex, ndr), si è po­tuto dare l’autorizzazione ai proprietari degli orti. Fre­me­va­no per raggiungere i propri ap­pezzamenti, ma abbiamo dovuto far rispettare i Dpcm».

Quali sono le tariffe?
«Entro il 31 gennaio 2021 i concessionari sono tenuti a versare la propria quota di compartecipazione alle spese, pari a 60 euro per i lotti interi nelle aree Piumati 1, Piumati 2 e via Mo­lineri; 30 euro per i mini lotti di via Molineri; 40 euro per un lotto nell’area di Pollenzo; 75 per 2 lotti nell’area di Pollenzo. Per i soli concessionari che hanno regolarmente ottemperato al pagamento del canone per il 2020 e che continueranno anche nel 2021, vi è una riduzione dal canone rispettivamente di 10 euro per ciascun lotto intero, 20 euro per i concessionari di due lotti in Pollenzo e di 5 euro per i mini lotti di via Molineri. I coltivatori hanno a disposizione l’acqua potabile per l’irrigazione, una casetta per il ricovero degli attrezzi e l’abbigliamento necessario».

Quali prodotti l’hanno colpita maggiormente?

«Pomodori, fagioli, piselli, tantissime insalate, zucche, patate, melanzane. C’è una buona rotazione di tutte le colture. Uno spettacolo incredibile, invito i lettori in primavera-estate ad ammirarli con i loro occhi».

Quali sono le prospettive per il 2021?
«Hanno un futuro di normalità. In assenza di un “lockdown” to­tale, gli utenti potranno coltivare tranquillamente. Ovvia­men­te, mascherine, distanziamento e disinfettante per le ma­ni sono requisiti fondamentali per continuare il progetto in sicurezza e nel pieno rispetto del prossimo».

Si fa carico da solo della gestione organizzativa degli orti?
«Mi avvalgo della collaborazione di due dipendenti del Co­mune di Bra, l’agronomo Gior­gio Milanesio e la dottoressa Simona Rubiolo. A loro va il mio enorme “grazie”».

BaNNER
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