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L’opinione di Massimo Galli

«Siamo in ritardo, è necessario richiamare in servizio medici e infermieri pensionati per integrare il personale»

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Il fatto
Campagna vaccini: in Italia è partita tra le polemiche per il numero di dosi ricevute e soprattutto per le difficoltà nella distribuzione

«Sarà molto difficile portare a­van­ti regolar­men­te la campagna vaccinale», avvisa Massimo Galli. Non è la prima volta che l’infettivologo milanese, primario del­l’O­­spedale Sacco, pa­ven­ta scenari preoccupanti sul fronte della battaglia al coronavirus. E proprio per questa sua ten­denza a esprimere per­plessità sulle pro­spet­tive di una rapida uscita dal panorama del­la pandemia si è guadagnato nel corso di tutti questi me­si non poche critiche. È diventato, anzi, uno dei virologi meno disposti a fare concessioni e per questo etichettato spesso come una Cas­sandra. Ma anche stavolta non fa passi indietro: «Non na­scondo che la situazione che stiamo vivendo mi preoccupa», ha detto, «e comunque credo che sarà difficilissimo condurre una campagna vaccinale senza in­toppi se non teniamo con­­to che, praticamente in tutta Italia, il personale sanitario è molto provato e difficilmente potrà gestire un ul­teriore carico di lavoro straordinario».
Da qui l’idea di po­ter richiamare il personale sanitario in pensione, ovvero coloro che han­no smesso di prestare servizio negli ultimi quattro anni e che siano di­spo­nibili volont­aria­men­te a farsi carico del lavoro ne­cessario in questa fase decisiva: «A questi medici e infermieri», ha spie­ga­to Galli, «andrebbe ri­co­nosciuto un giusto ri­scontro, oltre alle garanzie assicurative che sono proprie del personale operativo a tutti gli effetti. Ora abbiamo superato le feste: durante questo pe­riodo una parte del personale si è giustamente concesso qualche momento di pace, era più che comprensibile. Ma questo ha rallentato le vaccinazioni. Si sono ri­dot­ti i numeri dei vaccinatori e anche dei vaccinandi disponibili. So­­prattutto in Lombardia, immagino».
Galli non riesce a contenere il suo lucido pessimismo neanche nella prospettiva più immediata, cioè a proposito di ciò che potrà accadere in questo mese di gennaio: «Non ci aspettiamo certo un periodo facile da qui alla fine. La situazione attuale dell’epidemia non è certamente quella che si dice una situazione brillante». Per quanto riguarda i dati sui tamponi, nota dolente dall’inizio dell’epidemia, Galli non si stupisce dell’aumento dei positivi in coincidenza con Na­­tale e Ca­po­danno: «Cre­­­­do che sia­no stati fatti più tamponi a persone con sintomi. Si­gnifica, però, che ri­schia­­mo una risalita nei contagi, come peraltro avviene nel resto del mon­do. La ripresa del­le attività, quindi, è motivo di ap­pren­sio­ne. Ov­via­mente, è im­por­tante riaprire, ma bi­so­gna farlo sa­pendo gestire tutti i problemi».

BaNNER
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