Saldi: Confesercenti Cuneo scettica sulla data della partenza in Piemonte

Il presidente Bertolotti: “Certo non ripagheranno le perdite di un intero anno. Continuiamo a chiedere sgravi fiscali” Botta, abbigliamento Cuneo e Mondovì: “Per i commercianti onesti i saldi non fanno business, servono per salvare una stagione. Ma questa volta non basta”

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“I saldi potranno essere una boccata di ossigeno per i commercianti, ma certo non ripagheranno le perdite di un intero anno di saracinesche abbassate o aperte con il contagocce, senza un minimo di programmazione. Per questo noi chiediamo a gran voce un biennio bianco per chi ha perso fatturato, finanziamenti per la ripartenza a fondo perduto e cassa integrazione per i nostri collaboratori anche oltre la fine dell’emergenza”.
Con queste parole il presidente di Confesercenti Cuneo, Marco Bertolotti ha commentato il via della stagione dei saldi, che dureranno per le prossime otto settimane.
“Quest’anno più di altri, dobbiamo chiederci se far partire i saldi il 7 gennaio sia stata una mossa giusta oppure no. Vedremo quanto i cuneesi decideranno di spendere in questo periodo di incertezze – precisa il direttore generale Confesercenti Nadia dal Bono -. Mancano i turisti, soprattutto i francesi, che sono per il settore del commercio ottimi clienti. C’è di positivo che, nel rispetto delle regole dettate dalla tutela della sanità pubblica, andare a fare acquisti nei negozi, crea anche un certo movimento in bar e ristoranti”.
Decisamente contrario alla data fissata per i saldi è Mauro Botta, settore abbigliamento con i suoi negozi a Mondovì e Cuneo: “Secondo me in Piemonte hanno sbagliato la data ufficiale di inizio saldi per diverse ragioni. Non abbiamo il tempo di recuperare anche solo parzialmente la chiusura forzata di novembre, mese di fatturato a prezzo pieno e vorrei sottolineare che per la maggior parte della categoria, per chi lavora in modo tradizionale ed onesto, i saldi aiutano, ma non sono oggetto di business, servono per salvare la stagione”.
“Questa situazione era da sfruttare per regolamentare i saldi in maniera più sana – precisa Botta -, anche nella normalità non dovrebbero cominciare così presto, in piena stagione, tanto più che chi vuole fare una svendita motivata può farla quando vuole: ho ”colleghi” che hanno lavorato ottobre e dicembre al – 30% col pieno appoggio delle istituzioni di categoria. Altra ragione che mi pare ovvia, dal punto di prevenzione del contagio, è che tra un mese ci saranno molti più vaccinati, quindi sarà meno rischioso organizzare saldi con meno panico per possibili assembramenti.
Mi sarebbe piaciuto vedere una Italia unita per questa decisione, ma così non è. Piemonte e Lombardia si inizia oggi, Liguria, Emilia Romagna, Toscana e Veneto a fine mese, altre regioni a metà mese. Ma ha senso? Mi viene spontaneo chiedermi se le categorie tra regioni si parlano”.
“Abbiamo sperato in una disposizione nazionale per far partire i saldi almeno a fine gennaio, come per esempio accade in Liguria – dice Dalila Gallo, proprietaria da 11 anni, insieme alla mamma Norma di un negozio di abbigliamento a Cuneo -. Partire il 7 gennaio è troppo presto, sempre, a maggior ragione in questo periodo così critico. Siamo stati in lockdown durante mesi che per noi sono molto buoni e riaprire con i saldi, è una mazzata ulteriore ad una stagione già molto critica. Con i nostri prodotti tutti made in Italy, di qualità alta ma ad un prezzo competitivo, possiamo contare su una buona clientela, che però in questi primi giorni di saldi, forse spaesata e incerta tra colori, divieti e restrizioni, in negozio non si e ancora fatta vedere”.
c.s.