Bra ricorda l’imprenditrice etiope Agitu Ideo Gudeta. Fu premiata a Cheese 2015

Le toccanti parole del sindaco Fogliato, dell'ex consigliere comunale Amajou e di Slow Food

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Agitu Ideo Gudeta

Parole di cordoglio, per il primo cittadino braidese Gianni Fogliato, nel ricordare l’imprenditrice etiope Agitu Ideo Gudeta (premiata a Bra nell’edizione 2015 di Cheese ndr).

Sono rimasto profondamente colpito dalla drammatica notizia della morte dell’allevatrice Agitu Ideo Gudeta, avvenuta nella sua azienda agricola in Trentino. Con Slow Food, nel 2015 la città di Bra le aveva consegnato il premio Resistenza Casearia durante Cheese: in tanti avevano ascoltato la sua storia personale e professionale e la sua testimonianza. Altrettante persone l’avevano sostenuta quando, due anni, fa era stata vittima di attacchi razzisti. Credo di esprimere il sentimento di cordoglio di tutta la comunità braidese e di quanti hanno conosciuto la sua storia e ascoltato le sue parole“, ha postato il sindaco sulla propria pagina Facebook.

Con una storia su Instagram, anche Abderrahmane Amajou (marocchino d’origine, ma da anni italiano e braidese ed ex consigliere comunale ndr) ha ricordato Agitu: “La cara Agitu, quando la chiamavamo mi diceva ‘Ab, Aghitu è il suono giusto’. Se n’è andata presto, uccisa con il suo stesso martello che teneva nella camera da letto. È finito un sogno, così. Lasciando tutti noi con gli occhi spalancati a guardare il vuoto. Occhi pieni di lacrime. L’avevamo premiata a Cheese, come Slow Food, come migliore casara migrante. Ci siamo sentiti il mese scorso per un webinar, per raccontare quella sua straordinaria realtà che è La Capra Felice. Lascerà a noi quella sua energia e quel sorriso che rende felici solo a guardare“.

Agitu Ideo Gudeta, premiata sul palco di Cheese 2015 a Bra dall’allora sindaco Bruna Sibille (foto Andrea Lusso)

Il ricordo di Slow Food: “Agitu era diventata un simbolo per noi, almeno dal 2015. Un simbolo per tante ragioni: aveva combattuto il land grabbing in Etiopia; nel 2010 era dovuta fuggire e in Italia, in Trentino, aveva saputo inventarsi una nuova vita occupandosi di capre e di formaggi; era diventata un bellissimo esempio di integrazione; produceva formaggi naturali (a latte crudo, senza aggiunta di fermenti); si dedicava al recupero di una razza autoctona (la capra pezzata mòchena). Per tutti questi motivi nel settembre del 2015 Slow Food le aveva assegnato il Premio Resistenza Casearia, durante la decima edizione di Cheese, a Bra. In quella occasione, Agitu ci aveva raccontato di essere stata costretta a fuggire dall’Etiopia per evitare un destino brutto. E ci aveva anche confessato che in Etiopia avrebbe voluto tornare, un giorno, appena fosse stato possibile. Evidentemente quel destino maledetto l’ha inseguita fino a raggiungerla in quella piccola valle trentina che era diventata la sua casa. Troveremo presto il modo per ricordarla e per portare avanti l’esempio del suo lavoro, del suo impegno, per far conoscere la sua storia“.