I ruoli scomodi di Beppe Fiorello

Nell’ultima fiction “Gli orologi del diavolo” un personaggio difficile, come sempre

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L'attore Beppe Fiorello durante la registrazione della trasmissione televisiva Offstage in onda su Rai Movie, Centro Sperimentale di Cinematografia, Roma, 12 giugno 2019. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Le polemiche attorno al Covid hanno ormai soppiantato quelle animate dall’appartenenza politica o dalla rivalità calcistica. E viaggiano veloci via social. In fondo, è proprio dall’emergenza virus che è nata anche la disputa che ha contrapposto, su Twitter, Beppe Fiorello e Luca Argentero. Tutti e due sono stati protagonisti di due serie televisive di grande successo. Il primo è tornato in prima serata con “Gli orologi del diavolo”, il secondo con “Doc-Nelle tue mani”. Entram­be le stagioni si sono appena concluse (la “fiction” con Ar­gentero termina stasera, giovedì 19 novembre) lasciando aperta la possibilità di ulteriori sequel. Ma a scatenare il dibattito online è stato proprio Beppe Fiorello che ha ripreso un articolo di Repubblica particolarmente elogiativo per la sua fiction. Evidenziate in rosso da Fiorello alcune righe dove si poteva leggere: «L’ac­coglienza del pubblico di Rai 1, nonostante l’assenza di ospedali, medici, infermieri e storie di corsia, è buona alla partenza. Potrà diventare più cospicua se gli spettatori riusciranno ad acciuffare il bandolo dell’emozione per un prodotto che mischia i moventi dell’avventura e del sentimento familiare». Come dire che gli autori hanno meritevolmente evitato di sfruttare la retorica del Covid e dell’emergenza delle terapie intensive facendo leva sul sentimento popolare. L’attore ha ribadito in qualche modo il concetto ringraziando gli spettatori e sottolineando la qualità della serie, definita «coraggiosa, che non si avvale di modelli narrativi rassicuranti, io ho sempre lavorato così, non mi piace andare sul sicuro».
In fondo, nulla di strano. Solo la volontà di distinguere il proprio lavoro da quello della concorrenza. Un riferimento co­munque generico. Che però è andato inevitabilmente a toccare qualche nervo scoperto. Quell’accenno a medici e infermieri non è passato inosservato a Luca Argentero che con il suo account ha inviato una risposta vagamente piccata: «Che strano tweet… ». Nella disputa si inserisce un utente che prova a suggerire una soluzione pacifica: «Ma­gari parlava in generale, no?». E Fiorello di rimando: «Esattamente così, ti ringrazio!». Peggio che mai: Argen­tero si scatena: «Ma come? Ci sono altre serie in onda con medici e infermieri? O è sottolineato in rosso per puro caso?». Fiorello ha evitato di rispondere e tutto è finito lì. C’è da dire peraltro che la serie “Doc”, ambientata in una clinica, era stata ideata prima che il Covid invadesse la nostra quotidianità, tanto che la prima parte si era interrotta proprio in coincidenza con la fase più acuta dell’epidemia.
In ogni caso Fiorello non aveva certo esagerato affermando di prediligere le avventure professionali inedite, mai convenzionali. Nella sua carriera ha spesso sperimentato affrontando l’interpretazione di personaggi difficili, controversi e poco conosciuti. Anche Marco Me­rani, il protagonista di “Gli orologi del diavolo” è stato ispirato alla figura di Gianfranco Fran­ciosi, meccanico navale che nei primi anni 2000 fu avvicinato da camorristi e narcotrafficanti spagnoli per la costruzione di imbarcazioni che avrebbero do­vuto trasportare carichi illegali di droga. E che diventò il primo infiltrato civile tra i “narcos”. Franciosi ha poi scritto un libro raccontando di essere stato ab­ban­donato dallo Stato e la vicenda è stata riproposta proprio dall’interpretazione di Fiorello.
In passato aveva già assunto l’onere di ruoli delicati, ad esempio interpretando la parte del sindaco di Riace, Domenico Lucano, che finì accusato per una gestione controversa del problema immigrati: la Rai decise di sospendere la “fiction” e Fiorello si schierò apertamente dalla parte del politico. Prima era stato il giudice Paolo Borsellino, il suo conterraneo vittima della mafia, ma anche l’ispettore Marco Giordano ispirato al poliziotto Roberto Mancini eroe della Terra dei fuochi, oppure Gianni Mad­daloni, papà dell’olimpionico Pino e maestro di judo in una palestra di Scampia che strappa i giovani alla camorra. Ma aveva anche affrontato temi scottanti come quello dei padri separati. Inoltre ha recitato nella parte di personaggi molto amati come ad esempio l’eroico carabiniere Salvo D’Acqui­sto, il leggendario campione e capitano del Grande Torino ovvero Valentino Mazzola, oppure il cantante amatissimo dal pubblico degli anni ’60 e ’70, Domenico Modugno.