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Coronavirus, la testimonianza di un volontario montatese in prima linea: “Abbiamo paura dell’indifferenza”

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Sono giorni complessi, impegnativi e delicati: per tutti, sicuramente. E per chi, nell’occhio del ciclone del Covid-19, c’è stato, c’è, e lo vive in tutto ciò che riguarda la sanità, l’assistenza. CI sono i medici, gli infermieri: e c’è anche il mondo del volontariato, quello vissuto con un approccio fatto di esperienza, preparazione, dedizione. Come i “ragazzi” che stanno a bordo di uno dei simboli di questa seconda ondata: le ambulanze.

Delle loro file, dei loro giri, immagini e parole sono circolate parecchio in queste settimane: e, ora più che mai, è doveroso dare una testimonianza di ciò che si muove tra cuore e mente di chi vive e lotta, su quella ambulanze. Come Edoardo “Dado” Trucco: montatese, una vita intera divisa tra il lavoro e la vita in prima linea nei Volontari Ambulanza Roero, sede di Canale, tra gestione delle emergenze e formazione dei nuovi, aspiranti componenti delle “tute orange”. Vogliamo darne atto, e merito, prendendo le mosse dai suoi pensieri resi pubblici in questi giorni acuti.

Per rispondere a domande rivolte a lui e a chi condivide le medesimi, forti esperienze: domande come “Perché continui a fare il volontario?”, “Non hai paura? O sei un incosciente?”, “Non hai niente da perdere o solo non hai niente da fare?”.
E così, Dado, ha replicato a tutti questi interrogativi: parlando a nome suo, e a nome di tutti i suoi compagni d’avventura. «Ho paura. Abbiamo tutti paura, te lo assicuro. E soffochiamo, sotto le mascherine e le tute. Ho paura ogni giorno. Ma ho più paura di dovermi nascondere, di non poter garantire un servizio che, lo sai, è essenziale. È il mio modo di esserci, di aiutare. Ho paura. Abbiamo tutti paura. Ma ho più paura dell’indifferenza. E a nascondersi, a non allungare una mano quando si ha la possibilità di farlo, c’è il rischio di perdere tutto davvero. E io ho tanto da perdere se una delle persone a me care stesse male e non ci fosse l’ambulanza perché mancano i volontari. Ma, ad allungare una mano, non si perde mai».

Tanto di cappello, a lui, a tutti i volontari: e a chi agisce in prima linea, in ogni ambito, con lo stesso spirito.

Paolo Destefanis