Agriturismi piemontesi attivi anche per l’asporto e la consegna a domicilio

La Regione ha accolto la richiesta avanzata da Confagricoltura solo qualche giorno fa

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“Apprezziamo l’intervento della Regione Piemonte che concede alle attività agrituristiche le stesse opportunità, in termini di vendita con asporto e consegna domicilio, previste per, ristorazione bar e caffetterie”. Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo e Piemonte, esprime soddisfazione per la decisione dell’assessore regionale al Turismo Vittoria Poggio che ha risposto positivamente alle richieste avanzate da Confagricoltura e Agriturist Piemonte per conto delle oltre 1.300 aziende agrituristiche (oltre 400 in provincia di Cuneo) operanti sul territorio subalpino.

“Nei giorni scorsi – dichiara il presidente di Agriturist Piemonte Lorenzo Morandi – avevamo evidenziato alla Regione le nuove difficoltà del comparto agrituristico, già duramente colpito dalle conseguenze del lockdown primaverile che, oltre all’attività di ristorazione, aveva danneggiato le fattorie didattiche a causa della sospensione dell’attività scolastica”.

In questo periodo, con i vini nuovi, nocciole, funghi e tartufi, le aziende agrituristiche diventano una meta ambita per i cittadini, per conoscere da vicino le attività agricole o semplicemente per una gita fuori porta: l’indotto dell’enoturismo, ossia i produttori vitivinicoli che fanno degustare i loro vini ai turisti, si è sviluppato molto negli ultimi anni e interessa ormai circa 680 imprese in Piemonte. “Si tratta – chiarisce il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro – di un numero di imprese in continua crescita, che fattura già mensilmente oltre 1 milione di euro”.

Con il provvedimento della Regione in questa fase emergenziale resta consentita “la ristorazione per asporto o con consegna a domicilio anche per le strutture agrituristiche, come già precedentemente indicato con nota di chiarimento del 20 marzo 2020 pubblicata sul sito web regionale. Il servizio della consegna dei pasti a domicilio – spiega la circolare della Regione Piemonte – può configurarsi infatti, in un’ottica più generale nell’attuale contesto emergenziale, quale regime capace da un lato di contribuire alla limitazione degli spostamenti delle persone assumendo altresì valore anche dal punto di vista sociale, assicurando un’opportuna copertura di tali servizi nelle aree rurali e a vantaggio di fasce di popolazione più debole”.